Primi anni Ottanta. Un corridoio stretto e buio al secondo piano del palazzo della Rai di Viale Mazzini, a Roma. In fondo alla sfilata di uffici tutti uguali ce n’è uno diverso dagli altri. Da dietro quella porta, infatti, proviene debole, ma distinto, il suono di un pianoforte. Un suono anomalo, fuori posto, come quello di una colonna sonora sbagliata. La porta si apre. Seduto a un pianoforte verticale un po’ scordato, c’è un uomo che si intuisce piccolo di statura. Sta suonando, con una certa grazia, senza alcun spartito sul leggio, le prime misure di una Sonata di Beethoven,...