Non è passata nemmeno un’ora da quando la notizia delle cariche della polizia contro gli operai dell’Acciaierie di Terni si è diffusa e l’imbarazzo per quanto accaduto si può già tagliare con il coltello. E non solo quello, mischiato a rabbia e stupore, degli esponenti della sinistra Pd che vedono un governo guidato dal leader del partito trattare a colpi di manganello con chi sta solo difendendo il proprio posto di lavoro. No. Anche quello di esponenti dello stesso esecutivo come il vicesegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, impegnato a garantire tempi strettissimi l’accertamento di eventuali responsabilità. Lo stesso imbarazzo che, del resto, è possibile percepire anche tra le file della polizia, o almeno tra i funzionari più esperti nella gestione dell’ordine pubblico che, seppure a denti stretti, non fanno mistero di come la carica contro gli operai dell’Ast e la pioggia di polemiche che ne è conseguita si sarebbero potute evitare con una gestione più attenta della piazza.
Ecco i problema è proprio questo: il modo in cui si è deciso di garantire l’ordine pubblico. Oggi Alfano, che ieri ha ricevuto una telefonata da parte di Renzi in cui il premier ha chiesto di avere un’analisi dettagliata degli scontri, riferirà in parlamento su quanto avvenuto piazza Indipendenza, ma al di là delle parole e delle spiegazioni che il ministro potrà dare, l’impressione è proprio che qualcosa nella gestione di quello che in fondo era solo un corteo di nemmeno 500 operai – per quanto esasperati dal rischio di perdere il lavoro – sia sfuggita di mano. Volontariamente o meno che sia. «Quello che è successo è inaccettabile. Chi ha dato l’ordine di caricare gli operai è responsabile», ha detto ieri il segretario della Fiom Maurizio Landini, anche lui manganellato, prima di essere ricevuto dal ministro dello Sviluppo Guidi e dal sottosegretario agli Interni Filippo Bubbico.
Ma chi e perché ha dato ordine di caricare gli operai di Terni? Secondo la questura al termine della manifestazione di protesta tenuta davanti all’ambasciata tedesca, gli operai dell’Ast si sono mossi in corteo intenzionati a raggiungere il ministero dello Sviluppo. Un corteo non autorizzato, che dopo poche decine di metri ha trovato la strada sbarrata dagli agenti in tenuta antisommossa. «Volevano raggiungere la stazione Termini per bloccarla» affermano da San Vitale, dove la decisione di passare alle maniere forti viene spiegata anche con un fitto lancio di oggetti da parte dei manifestanti e quattro agenti feriti. «Non è vero niente», replicano gli operai. «E’ stata una carica senza senso, violenta e indiscriminata» per il segretario della Fillea di Terni Cristiano Costanzi, ferito anche lui e medicato con 20 punti di sutura alla testa e alla bocca. «Noi sindacalisti eravamo tra la polizia e i lavoratori e stavamo trattando con i dirigenti delle forze dell’ordine chiedendo di portarci davanti al Mise, cosa che si fa abitualmente quando ci sono manifestazioni di questo genere. Siamo stati caricati senza alcun preavviso e senza alcun motivo», ha concluso il sindacalista.
Ieri sera intanto Alfano ha incontrato al Viminale Landini insieme al segretario nazionale della Fim Marco Bentivogli e al segretario nazionale della Uilm Mario Ghini. «Quella di oggi è stata una brutta giornata per tutti», ha esordito il ministro, mentre i tre segretari nazionali hanno criticato la nota della questura in cui so afferma che lintenzione degli operai era quella di occupare la stazione Termini e chiesto di accertare chi fossero i responsabili dell’ordine pubblico. Infine maggiore rispetto per le manifestazioni pacifiche dei lavoratori. Da parte su Alfano si è detto disponibile ad aprire un tavolo permanente sulle vertenze che preveda anche la possibilità di gestire l’ordine pubblico con una maggiore condivisione.
In serata interviene anche Pierluigi Bersani: «La situazione è molto grave e bisogna capire cosa è successo, se ci sono delle responsabilità», dice l’ex segretario. «Aggiungo che sono preoccupato per l’aria che tira: tutti ci si deve dare un attimo di tregua, ciascuno deve fare la sua parte, c’è una parte del sindacato e una che tocca anche a noi come Ad e governo, lo dico a Renzi», ha concluso.