Care compagne, cari compagni, andrò direttamente al punto, perché troppe volte gli indugi e le cautele imbrigliano le riflessioni franche e i ragionamenti necessari.

Come saprete, il gruppo dimissionario del Campidoglio di Sel, insieme al Coordinatore Provinciale, ha deciso di mettere in piedi un’iniziativa per fare alla città un resoconto del lavoro svolto in questi due anni e mezzo di amministrazione di Roma, alla presenza di Ignazio Marino.

Non vi nascondo che la decisione di dimenticare il lavoro svolto in giunta mi ha sorpreso e, in un certo senso, anche amareggiato. Voglio spiegarvi il perché. Sel nella Giunta Marino ha avuto un ruolo di primo piano. E’ stato mio compito ricoprire l’incarico di vicesindaco con l’obiettivo dichiarato di portare avanti con orgoglio – da una postazione privilegiata – le istanze costruite da Sel insieme ai cittadini, in opposizione alle politiche delle destre. Eppure, in questi due anni e mezzo, più volte il gruppo di Sel si è trovato in disaccordo con le scelte della Giunta Marino e anche direttamente con me.

Ho avuto modo in più occasioni di rivendicare il lavoro svolto da quella Giunta in condizioni di estrema difficoltà per tanti motivi, a cominciare dai danni creati da Alemanno e dalla sua squadra negli anni passati, ma anche dai terribili tagli lineari operati dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Di recente, nel seminario di Caserta, insieme abbiamo discusso di come e se è possibile governare gli enti locali nel tempo della crisi. Una riflessione che abbiamo iniziato e che deve essere approfondita seriamente.

Mai una Giunta cittadina è stata così osteggiata, a dimostrazione che, seppur commettendo qualche errore, quell’amministrazione aveva di sicuro toccato poteri e interessi che a Roma si erano andati consolidando negli anni. Purtroppo un’analisi pubblica e politica spesso superficiale non ha sottolineato abbastanza come l’amministrazione capitolina fosse continuamente indebolita da resistenze strumentali e ostacoli talvolta insormontabili. La Giunta, ad esempio, già a marzo scorso aveva pronti i progetti e la richiesta di fondi per il Giubileo della Misericordia, quasi completamente destinati alle periferie della nostra città. Solo ora il Governo Renzi, fuori tempo massimo, ha trasferito 200 milioni al commissario Tronca per interventi che escludono invece le periferie. Un fatto di una gravità inaudita, poiché in questo modo le istituzioni e gli interessi della città sono stati piegati a meri calcoli politici.

Alla luce di tutto ciò, dunque, non posso nascondere la mia delusione per il fatto che, in una iniziativa di resoconto, l’ex gruppo consiliare capitolino non rivendichi il lavoro che Sel in Giunta, attraverso il suo vicesindaco, ha svolto per la città. Senza quell’impegno non ci sarebbero stati – solo per fare un esempio perché l’elenco sarebbe lungo – il bando per le terre agricole rivolto alle coop di giovani agricoltori o il bando per la gestione amministrativa e di manutenzione del patrimonio pubblico, operazione che ha chiuso la pluriennale gestione della Romeo Gestione S.p.A.

Perciò, a differenza di altri consiglieri e dirigenti di Sel, io non ho mai pensato che la strada giusta fosse uscire dalla Giunta Marino o avventurarsi in fantomatici appoggi esterni. Nel dibattito interno a Sel, anche dopo aver presentato le dimissioni irrevocabili da vicesindaco, ho sostenuto che il nostro partito avrebbe dovuto fare una convinta battaglia per continuare a sostenere Ignazio Marino, anche per contrastare a Roma, nei fatti, il cosiddetto Partito della Nazione. Sono stati invece troppi i tentennamenti arrivando persino, su una vicenda inconsistente come quella degli scontrini, ad annunciare la disponibilità a presentare insieme al Pd la richiesta di dimissioni del Sindaco. Una linea cambiata, fortunosamente, nei giorni successivi, con il rifiuto di aderire alla raccolta delle dimissioni “notarili”.

Probabilmente questi due anni e mezzo, nella durezza dei continui attacchi mediatici che abbiamo subito e delle settimanali richieste, da più parti, della postazione di vicesindaco, hanno logorato anche i nostri rapporti personali. Questo, per un partito che ripete spesso di essere una comunità, è ancora più doloroso. Perciò ritengo sia meglio finirla qui. Difficile per quelli come me, con una lunga storia di battaglie sociali al fianco dei più deboli, riuscire a intravvedere come sia possibile continuare a lavorare per un progetto comune, almeno per come fino ad oggi io ho inteso Sel, se non si è in grado neppure di rivendicare il lavoro fatto insieme.

Al contrario di altri posso però dire di aver almeno saputo scegliere i tempi per rinunciare all’incarico di vicesindaco. Da solo, senza aspettare le indicazioni di qualche notaio.
Ringrazio comunque tutta Sel, tutti i compagni e tutte le compagne che, anche in questo difficile periodo, mi hanno fatto sentire il loro affetto e la loro stima. Ringrazio tutti voi per avermi permesso di ricoprire importanti ruoli nel partito e nelle istituzioni che, con tutto me stesso e con grande onestà, ho tentato di svolgere nel miglior modo possibile. Ai miei compagni e alle mie compagne di viaggio dico: «È stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati», citando il grande De Andrè.

Il mio impegno politico e sociale certamente non termina qui.

Come uomo di sinistra seguo con speranza, fiducia e interesse ogni iniziativa che punti alla costruzione di una comunità che guardi al bene comune come orizzonte, che riesca a riaprire la partita, a dare spazio a tutti coloro che hanno voglia di ricercare, sperimentare, costruire un nuovo mondo possibile. Una comunità che abbia il coraggio di riscrivere un nuovo vocabolario in grado di includere anche chi ha perso le parole per raccontare il proprio disagio e le proprie ambizioni, o chi, più semplicemente, ha perso ogni speranza nella politica e, dunque, nella possibilità di un vero cambiamento.