Giornata di voti definitivi alla Camera e al Senato, oggi, sui due provvedimenti elaborati al fine di combattere il sovraffollamento carcerario. A 56 giorni dalla scadenza imposta dalla sentenza Torreggiani con cui la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia, le attività di governo e parlamento si intensificano per evitare il salasso delle sanzioni che dal 28 maggio potrebbe pesare sul bilancio dello Stato. Ieri a Rabat il Guardasigilli, Andrea Orlando, ha sottoscritto con il ministro della Giustizia e delle Libertà del Marocco, Mustafa Ramid, due convenzioni: una riguarda l’assistenza giudiziaria e l’estradizione, e l’altra apre un canale privilegiato di trasferimento dei detenuti condannati in entrambi i Paesi. E oggi mentre a Palazzo Madama si voterà il disegno di legge sulle misure di custodia cautelare che dovrebbe essere approvato in via definitiva se non verrà modificato, i deputati dal canto loro saranno impegnati a licenziare, in terza lettura, il testo del ddl sulla messa alla prova e sugli arresti domiciliari che contiene anche la parziale abolizione del reato di clandestinità.

Parziale perché così ha voluto il Senato modificando il 21 gennaio scorso la proposta di legge depositata alla Camera da Ferranti, Orlando e altri: la depenalizzazione del reato a illecito amministrativo vale infatti solo per la prima volta, mentre in caso di recidiva il reato rimane punito penalmente, come detta la legge 286/’98. Eppure la Lega ha minacciato di promuovere un referendum e di portare la sua battaglia nelle piazze – non si sa bene se porterà anche le spigole che ieri il deputato del Carroccio Gianluca Buonanno ha sventolato in Aula facendosi espellere dal vicepresidente di turno, Luigi Di Maio –mentre i Fratelli d’Italia hanno richiamato il ministro Alfano a rispettare i patti con i suoi stessi elettori. Una bagarre che si è ripetuta ieri anche al Senato, malgrado il provvedimento renda effettivo solo il principio secondo cui alla custodia cautelare si ricorre come extrema ratio.