Giovani detenuti immigrati violentati ripetutamente nel carcere di Modica da due assistenti capo della polizia penitenziaria. Secondo l’accusa formulata dalla Procura di Modica, i due agenti – che ieri sono stati arrestati dai carabinieri di Ragusa – avrebbero minacciato le vittime di gravi ritorsioni, come fargli allungare i tempi della detenzione con nuove accuse nascondendo droga nei loro vestiti o nelle loro celle e accusandoli successivamente di esserne i possessori, se si fossero opposti. Chi invece non si ribellava sarebbe stato ricompensato con dosi di hashish, sigarette e altri prodotti difficili da trovare in prigione. Le indagini sono scattate dopo una denuncia dell’amministrazione penitenziaria di Ragusa e i due poliziotti – entrambi di 45 anni, uno sposato con figli e l’altro separato – dovranno ora rispondere di concussione e violenza sessuale, continuata e aggravata, e spaccio di stupefacenti. I sindacati di polizia hanno reagito immediatamente alla notizia: l’ Osapp parla di «mele marce da epurare» e di «episodio gravissimo, ma che non può e non deve minare l’immagine del Corpo». Il Sappe ricorda che «la responsabilità penale è personale e chi si è reso responsabile di gravi reati, una volta acquisite le prove certe e inequivocabili, ne deve pagare le conseguenze e deve essere cacciato dalla polizia penitenziaria, che è una istituzione sana».