Il Venezuela dovrà risarcire la Exxon Mobil per 1,6 miliardi di dollari: come «compensazione per la riduzione della produzione e delle esportazioni imposte al progetto Cerro Negro nel 2006 e nel 2007». A titolo di «indennizzo per l’esproprio degli investimenti realizzati nel progetto Cerro Negro» dovrà inoltre corrispondere alla multinazionale 1.411 milioni di dollari, e altri 179 come «indennizzo per l’esproprio degli investimenti nel progetto La Ceiba».

Lo ha deciso il tribunale arbitrale giudiziario del Centro internazionale per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti (Ciadi), istituzione della Banca mondiale con sede a Washington. Il Venezuela è il paese con più cause pendenti presso il Ciadi, a seguito degli espropri compiuti dai governi socialisti, di Hugo Chavez prima, e poi di Nicolas Maduro. Alle imprese nazionalizzate (o gestite dai lavoratori con l’appoggio dello stato) viene proposto un indennizzo negoziato, ma finora 27 multinazionali si sono rivolte ai tribunali. Entro il 2015, dovrebbero concludersi cinque vertenze aperte a partire dal 2007, e implicano richieste stratosferiche.

Somme in grado di mandare in fallimento interi governi, come ha dimostrato la causa della Chevron-Texaco contro l’Ecuador. La maggior parte delle vertenze riguarda il settore minerario e degli idrocarburi, rapinati senza controllo dalle multinazionali durante i governi della IV Repubblica. Con l’arrivo Chavez, nel 1999, la musica è cambiata e da allora le grandi imprese devono pagare le tasse e rispettare i lavoratori, e accettare la partecipazione maggioritaria dello stato. Tuttavia, le condizioni per investire in Venezuela – quinto maggior esportatore di petrolio al mondo – restano competitive, come dimostra la presenza di numerose imprese multinazionali che hanno accettato di adeguarsi alle leggi locali.

Nel 2012, il governo bolivariano ha deciso di uscire dal Ciadi, unendosi alle proteste degli altri governi socialisti latinoamericani per la parzialità dell’organismo, sempre a favore delle grandi imprese. Gli accordi con le multinazionali che chiedono un maggior risarcimento sono però stati stipulati prima di quella data, ragion per cui il Venezuela è tenuto a pagare in caso di sentenza sfavorevole del Ciadi. Se non lo facesse potrebbe rischiare il blocco delle imprese all’estero, come le tre raffinerie Citgo che si trovano negli Stati uniti. Qualche settimana fa, il Ciadi ha dato ragione alla statunitense Gold Reserve, imponendo a Caracas un pagamento di 740 milioni di dollari: una cifra minore a quella inizialmente chiesta dalla multinazionale (2.000 milioni). Di ben minore entità anche la somma chiesta dal Ciadi come risarcimento alla Exxon Mobil per le nazionalizzazioni nella Cintura petrolifera dell’Orinoco. Inizialmente la corporation aveva chiesto 20.000 milioni di dollari, poi ridotti a 12.000 milioni. E ora il governo bolivariano deve decidere se fare appello, dilazionando così per altri tre anni il pagamento, oppure procedere.

Intanto, la sentenza è stata salutata da Caracas come una vittoria, dopo «sette anni di persecuzione e terrorismo giudiziario» che hanno portato anche al congelamento dei beni della petrolifera Pdvsa dopo una sentenza emessa a Londra, seguita da grandi manifestazioni di piazza in Venezuela. «Lo stato bolivariano non è insolvente, – ha detto Maduro riferendosi al pagamento del debito estero – in default etico e morale è chi cerca di calpestare la sovranità degli Stati».