Cap d’Adge, l’altra baia dei porci
Luoghi A proposito di una spiaggia e della cultura del naturismo scambista
Luoghi A proposito di una spiaggia e della cultura del naturismo scambista
Prima di recarsi in quello che è il più grande villaggio naturista del mondo, è forse utile fare una sosta a Marsiglia per visitare la mostra Paradis Naturistes allestita al Mucem (la recensione è uscita su Alias della domenica del 21 luglio, ndr), poiché – attraverso un percorso soprattutto fotografico e con diversi materiali filmati – è possibile ripercorrere la storia del nudismo, inclusa la fondazione di quell’«arcipelago di vita» (così è scritto sul biglietto di ingresso) chiamato Cap d’Agde nel lontano 1956. A partire da quest’anno viene edificata Heliopolis, la struttura alberghiera a forma di emiciclo voluta da René Oltra per accogliere turisti da tutto il mondo dediti alla pratica dell’abbronzatura integrale. Il rilancio di questa zona costiera del sud della Francia, che rientra nella regione dell’Occitania ed è confinante con la ben più celebrata Camargue, fu voluta da De Gaulle negli anni ’50 per risollevare la depressa economia locale. Oggi Agde resta un paesino con un piccolo centro storico senza troppa vita, mentre gli oltre due chilometri di spiaggia che si estendono dalla fine dei campeggi di Marseillan fino al faro (Cap d’Agde, appunto) rappresentano una grande attrattiva.
Alcuni articoli apparsi negli scorsi anni su quotidiani italiani hanno cercato di descrivere la singolarità di quello che possiamo definire un parco divertimenti per adulti o un privé a cielo aperto, senza tuttavia restituirne a pieno l’atmosfera che si vive e raccontarne il contesto, anche per la pruderie tutta nostrana che rende ogni trasgressione una barzelletta o l’occasione per darsi-di-gomito tra amici. È più facile, infatti, liquidare con qualche tocco di colore un poco condivisibile stile di vita (ma sarebbe meglio parlare di una vera e propria filosofia), piuttosto che cercare di approfondire le ragioni di una scelta. Ovviamente non è questa la sede per redigere un trattato di sociologia, ma solo per buttar giù qualche considerazione e fornire essenziali informazioni su un luogo che – senza paura di essere smentiti – non ha eguali sul pianeta.
Chi ha provato a raccontare Agde, camuffandolo romanzescamente, è stato di sicuro Michel Houellebeq nel suo libro più noto, Le particelle elementari, quando prova a descriverlo così: «Il Luogo del Cambiamento era stato creato nel 1975 da un gruppo di ex sessantottardi in una grande pineta appartenente ai genitori di uno di loro, poco a sud di Cholet. Tuttavia il luogo non doveva essere l’ennesima comunità; si trattava – più modestamente – di allestire un posto di villeggiatura, ovvero un posto dove i simpatizzanti di questo tipo di ideologia avessero l’opportunità, durante i mesi estivi, di confrontarsi concretamente con l’applicazione dei principi fondatori; si trattava altresì di provocare sinergie, incontri creativi, il tutto in uno spirito umanista e democratico; si trattava fondamentalmente, secondo le parole di uno dei fondatori, di ‘farsi un sacco di scopate’». Ma lo stesso Houellebeq è ritornato sulle spiagge naturiste/scambiste in altre occasioni, come nell’altro suo romanzo La possibilità di un’isola.
Il villaggio naturista con i decenni si è allargato e arricchito: ora ha migliaia di appartamentini che è possibile affittare. Oltre a Héliopolis e al camping di grandi dimensioni, vi è Port Ambonne che affaccia sulla piccola marina, nonché il villaggio di Port Nature e il più piccolo Port Soleil. Per chi vuole una situazione più esclusiva, vi sono il Jardin d’Eden e i Jardins de Babylone, agglomerati più ristretti dotati di piscina condominiale dove si creano ancora maggiori occasioni di «scambio». Le strutture sono provviste di due piccoli centri commerciali, con bar, ristoranti, negozi (in cui naturalmente è possibile acquistare qualsiasi tipo di abbigliamento ed accessorio erotico), un mini-market e alcuni locali come il Glamour o il Tantra, dove poter trascorrere i pomeriggi e/o le serate, ascoltando musica e praticando sesso di gruppo. Per tutto il villaggio si può girare – se si vuole – completamente nudi. Nei due giorni in cui ho frequentato in coppia il villaggio e la spiaggia, non ho mai assistito a conflitti, momenti di tensione, litigi, problemi con persone che infrangono le regole – spesso si tratta di norme non scritte, dettate solo dal buon senso e da una sorta di autoregolamentazione – con relativi interventi di vigilantes (presenti solo all’ingresso della struttura ma con grande discrezione). Tutto si svolge con estrema naturalezza, ordine e rispetto verso il prossimo. Agde è davvero il baluardo di una vita libera, non necessariamente trasgressiva. È pur vero che se la gran parte degli scambisti sono naturisti, non tutti i naturisti sono scambisti.
E qui veniamo alla distinzione tra queste due tipologie e cioè tra chi intende – in linea con lo spirito originario degli anni ’60 – la vita all’interno di questa piccola città come occasione per ritrovare un contatto con il proprio corpo e con la natura circostante – natura comunque piuttosto cementificata, perché c’è davvero poco verde in giro e le costruzioni sono in aumento – e chi, invece, va ad Agde per poter esprimere liberamente la propria sessualità in mezzo agli altri. Per i naturisti «puri e duri» lo scambismo è sicuramente una degenerazione, che comunque viene tollerata e non dà fastidio più di tanto. La Francia resta il paese della libertà, non una libertà ideologica e agitata come un vessillo, ma una libertà concreta, pragmatica, funzionale, vissuta come un fatto normale, frutto di una conquista che non potrebbe essere messa in discussione per nulla al mondo.
Qualche informazione sui prezzi: l’ingresso al villaggio naturista per le coppie è di 11 euro a persona e vale tutto il giorno, ma basta accedere direttamente dalla spiaggia di Marseillan e farsi un po’ di strada a piedi per non pagare nulla. L’ingresso per una coppia al Glamour, dove dalle 14 alle 20 vi sono feste con musica e schiuma party – in cui si può ballare e limitarsi a guardare gli altri che fanno sesso o prendere attivamente parte al gioco – è di 25 euro inclusa la consumazione. La sera, sempre per le coppie, l’ingresso al Tantra non supera i 30 euro. Parliamo insomma di prezzi relativamente contenuti. Così come per mangiare: vi sono ristoranti dove si spende molto, ma per risparmiare si può tranquillamente fare la spesa al market o mangiarsi una quiche in boulangerie e un pollo in rosticceria.
Capitolo spiaggia: che poi è quello più singolare poiché costituisce un modello non replicabile. L’arenile di Cap d’Agde si estende per un paio di chilometri che, in fondo, non sono tanti, soprattutto se paragonati alle estensioni di alcuni litorali che si trovano in diverse zone del nostro paese e che, anche ad agosto, appaiono deserti tanto da poterci praticare il naturismo senza problemi (pensiamo alla Feniglia nel grossetano). Tutta la zona che si trova di fronte a Héliopolis e Port Nature non è particolarmente affollata e alterna tratti totalmente liberi a tratti dove vi sono alcuni stabilimenti attrezzati (il Manna ad esempio, molto raffinato, con servizi igienici da hotel stellato): una lunga porzione di spiaggia dove poter fare naturismo. C’è poi un tratto più piccolo, quello che confina con l’attigua località di Marseillan, chiamato con un nome che non lascia alcun dubbio: plage (o baie) des cochons, appellativo che ricorda la leggendaria «baia dei porci» di Cuba che sessant’anni fa fu scenario di una possibile terza guerra mondiale. In questo tratto, affollatissimo, si concentrano singoli e coppie provenienti da tutto il mondo (con prevalenza di francesi, italiani, tedeschi, olandesi, spagnoli, inglesi). In questi tre-quattrocento metri è possibile fare di tutto, alla luce del sole, a tutte le ore del giorno e non, come dice qualcuno, solo nel tardo pomeriggio: anche se forse a quell’ora si intensificano le performance sessuali.
La situazione è comunque surreale, poiché capita continuamente di essere affiancati da vicini di ombrellone che, improvvisamente, iniziano a toccarsi, leccarsi e a penetrarsi mentre – poco a poco – si avvicinano singoli intenti a masturbarsi e – solo se autorizzati – a interagire con la coppia. Poco più in là c’è un gruppo di gay che si dà da fare; anche su questo punto bisogna fare chiarezza: è vero che c’è una zona – soprattutto oltre le dune – dedicata agli scambi tra uomini, ma in molti casi non c’è netta separazione e questa cosa non crea assolutamente problemi a nessuno. Così come la forte presenza dei maschi singoli, anche se – dopo un po’ di tempo – comincia a costituire una limitazione, poiché diventa più difficile per le coppie giocare tra loro in santa pace. Questo avviene però ad agosto, quando si raggiunge il picco delle presenze, con meno folla le cose inevitabilmente migliorano, ma si raffreddano anche le acque e fare il bagno diventa più difficile. È evidente che la baia dei porci costituisce l’occasione per esibirsi e dare spettacolo, fino a orge di gruppo: cosa che si verifica puntualmente in acqua, quando una o più donne (o anche coppie) cominciano a fare sesso creando vortici umani che possono raggiungere anche la trentina di individui. In questo caso gli uomini si mettono in cerchio con l’arnese in mano aspettando la propria dose di fellatio quotidiana. In teoria gli atti «osceni» in pubblico sarebbero perseguibili, ma da anni le autorità competenti hanno rinunciato a intervenire.
Da tutto questo si evince una sessualità diffusa, vissuta da questa ideale comunità un po’ con accondiscendenza, un po’ con piacere, un po’ con indifferenza – nel senso che alcuni guardano coppie prodursi in atti sessuali, altri neppure ci fanno caso e continuano a prendere il sole come se si trovassero su una normale spiaggia. Certo, chi si posiziona in mezzo a centinaia e centinaia di suoi simili su questo tratto di arenile, sa bene cosa aspettarsi. Sorprendono dunque alcuni commenti disgustati letti in rete di persone che hanno descritto la loro vacanza qui come una delle esperienze più terrificanti. Così come appaiono un po’ ingenue certe affermazioni di una giornalista italiana che nel 2023 ha fatto un reportage (peraltro anche ben dettagliato) su questo luogo, quando dice che le donne fanno sesso per accontentare o compiacere i propri mariti. È una considerazione scaturita da scarsa conoscenza del contesto e da una vecchia concezione del sesso che, dietro un vago alibi femminista, manifesta un pregiudizio sessista. Non si capisce, infatti, per quale motivo non possa accadere esattamente il contrario: è cioè che molte coppie vadano ad Agde per gratificare la donna e consentirle di realizzare le proprie fantasie sessuali. Anzi, a condurre il gioco sono spesso le donne (anche singole) e sono le prime a esaltarsi dal punto di vista esibizionista.
La medesima reporter, per rafforzare la propria teoria, adduce il fatto che nei locali le donne e le coppie pagano molto meno dei singoli, senza sapere che questo avviene da sempre nei privé di tutto il mondo, per scoraggiare i fruitori maschi che sono la maggioranza. Alcuni dei villeggianti incontrati, preferiscono comunque operare direttamente nei club e non «sporcarsi» in mezzo alla calca balneare; altri invece si approcciano sulla spiaggia per proseguire meglio la conoscenza la sera nei locali. Comunque sia e comunque la si pensi, la spiaggia è l’elemento più caratterizzante Agde. Di luoghi al chiuso per scambisti ve ne sono ovunque, ma un sito del genere è davvero unico, dunque chi soggiorna qui non può non frequentare questo tratto di spiaggia.
Certo, può esserci del cringe in tutto questo, un sottofondo consumistico di chi vive il sesso compulsivamente. C’è il rischio dopo alcuni giorni che il contesto venga a noia e si provi magari un senso di disgusto. Con il passar degli anni la situazione è un po’ degenerata, ma semplicemente perché ha assunto proporzioni quasi nazional-popolari. Tutto ciò, tuttavia, sembra essere messo nel conto dai frequentatori. Agde è parantesi vacanziera, che può – in alcuni casi – non avere nessuna continuità nell’esistenza di tutti i giorni: ho parlato con singoli italiani che ci vengono da anni e che in patria non si sognano certo di mettersi nudi; oppure, al contrario, vi sono persone che cercano – per quanto possibile – di proseguire Agde nella vita reale. Uso il termine «reale», perché davvero entrati ad Agde si accede a una realtà diversa, che può avere anche conseguenze psicologiche, soprattutto se non si è preparati ad esperienze sessualmente «forti», tali da modificare il proprio punto di vista sulle cose e sulle relazioni umane. Ecco perché la prospettiva distaccata e un po’ moralista dell’osservatore esterno non è quella giusta. Per capire Agde è necessario immergervisi.
La domanda da «porci» (perdonate il jeu de mot) alla fine di questo breve reportage è: ma un’Agde in Italia sarebbe possibile? Molto difficile. E le ragioni le conosciamo bene, a cominciare dalla moral suasion vaticana (per usare un eufemismo) combinata con una profonda diffidenza per il libertinaggio da parte della sinistra italiana. Certo, vi sono piccoli tentativi di emulazioni di Agde in posti come la spiaggia di Capocotta (Roma) o il Lido di Dante (Ravenna), che restano tuttavia clandestini. Difficile, inoltre, farsi un’idea dell’orientamento politico dei frequentatori di Agde, soprattutto perché quello che vale per gli italiani non è applicabile per i villeggianti degli altri paesi, ma in definitiva è trasversale. Vi sono persone di destra e di sinistra, un ampio ventaglio socio-culturale che va dai dirigenti di azienda ai punkabbestia.
Fa un certo effetto, provenendo da Marseillan, passare da camping zeppi di famiglie con bambini che giocano allegramente sulla spiaggia, al tratto dove si svolgono orge a cielo aperto. Questi due mondi sono separati da poche decine di metri di territorio «neutro» e da un semplice cartello, valicando il quale si ha quasi la sensazione di piombare in un metaverso.
Superando Marseillan viene da pensare a tutti quegli uomini e quelle donne che, magari, vorrebbero fare quei pochi passi per accedere nel regno di Sodoma e Gomorra, ma sono frenati dai partner, dai figli o dal timore di scoprire un nuovo aspetto della propria personalità. Oppure sono solo nostre elucubrazioni e nessuno dei cosiddetti «tessili» (categoria che si contrappone ai nudisti) sente affatto questa esigenza, in un paese come la Francia che – a differenza del nostro, eternamente represso dalla presenza della Chiesa – ha sempre vissuto il nudismo senza disagio e vergogna.
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