Nel lunghissimo elenco di bonus elargiti dal governo Draghi spiccava nel decreto Aiuti e nell’ultimo decreto Aiuti bis quello per il trasporto pubblico. Se la Spagna ha reso gratuiti tutti i trasporti di corta e media percorrenza per tre mesi, se la Germania ha adottato milioni di biglietti dei treni a soli 9 euro, qua da noi si fa tutto in scala più piccola, mai strutturale e sempre con un servizio a richiesta, subordinato alla copertura finanziaria. Nel decreto Aiuti bis è stato finanziato con 180 milioni di euro in un Fondo istituito presso il Ministero del Lavoro.

Dal primo di settembre gli utenti del trasporto pubblico locale con reddito annuo inferiore ai 35mila euro (stesso limite per il bonus 200 euro in busta paga) potranno chiedere uno sconto di 60 euro. La domanda «potrà essere avanzata esclusivamente online» dal sito https://www.bonustrasporti.lavoro.gov.it/, in quanto la misura risulta di «sostegno al reddito», nonostante sia stata prevista in coordinamento con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili fra i ministri Andrea Orlando e Enrico Giovannini.

Il «bonus trasporti» è «valido per l’acquisto di abbonamenti per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale o ancora per i servizi di trasporto ferroviario nazionale. Il bonus deve essere utilizzato, acquistando un abbonamento, entro il mese solare di emissione», si legge sul sito del governo.

E qua cominciano i problemi. A soli due giorni dal via alle domande per il bonus, le imprese del trasporto pubblico locale chiedono una correzione totale del provvedimento denunciando come sia inefficace e metta a rischio le casse delle imprese del settore.

«Il bonus – scrivono le associazioni di categoria delle imprese del Tpl Agens, Anav e Asstra – pur avendo apprezzabili finalità sociali, rischia di recare forti disservizi per i cittadini utenti e maggiori costi per le aziende esercenti a causa delle modalità applicative prescelte». Il rischio è soprattutto nell’«indeterminatezza» dei rimborsi che «mettono ulteriormente sotto pressione la liquidità delle imprese» del Tpl, che «ancora oggi scontato una perdita di ricavi da traffico intorno al 30% rispetto al 2019», sottolineano Agens, Anav e Asstra. Secondo le associazioni l’assenza di certezze, su tempi e modi del rimborso, finirebbe per «condizionare l’incasso proprio nel terzo quadrimestre dell’anno tradizionalmente sostenuto dai flussi degli abbonamenti principalmente annuali».

Viene poi evidenziato il rischio disservizi dovuto al fatto che, in una prima fase, sarà possibile utilizzare il buono solo presso le biglietterie fisiche delle aziende di trasporto. Per Agens, Anav e Asstra «ciò determinerà, soprattutto nelle medie e grandi città, inevitabili assembramenti dovuti da un lato ai tempi necessari per l’emissione dell’abbonamento e il controllo della validità del bonus; dall’altro al ridotto numero di biglietterie fisiche, inevitabile conseguenza dell’accelerazione dei processi di digitalizzazione».

Le associazioni propongono così di «circoscrivere l’utilizzo del bonus all’acquisto del solo abbonamento annuale, quando presente nella gamma tariffaria d’offerta, e in subordine ai plurimensili e ai mensili». «Per far sì che la misura non abbia un impatto negativo sull’intero sistema dei trasporti è necessario – spiegano le associazioni – un meccanismo già sperimentato ad esempio sul Bonus biciclette, dove l’utente dopo aver acquistato l’abbonamento riceve un rimborso diretto dallo Stato. In subordine, là dove il soggetto intermediario siano le aziende, occorre creare dei meccanismi anticipatori che riducano al minimo l’impatto finanziario che le aziende dovranno sostenere».

Vedremo se il governo le ascolterà.