La destra europea va in mille pezzi. Il partito polacco Diritto e Giustizia (Pis), membro dei Conservatori di Ecr, minaccia di uscire per comporre un nuovo raggruppamento insieme al premier ungherese Viktor Orbán. Orbán, da parte sua, conferma di lavorare a un gruppo sovranista distinto sia da Ecr che dagli identitari di Id. Una mossa che farebbe perdere a Ecr la terza posizione quanto a numero di europarlamentari, dopo Ppe e Socialisti, recentemente conquistata a danno di Renew Europe, i liberali che fanno capo a Macron. Il terzo posto sul podio era stato evocato anche da Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio europeo che si chiude oggi a Bruxelles, per reclamare il coinvolgimento di Ecr nelle decisioni sulle posizioni di vertice, i cosiddetti top jobs.

Detonatore delle tensioni all’interno di Ecr è stata l’intervista che l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki ha rilasciato a Politico.eu. L’esponente del Pis ha definito «non scontata» la permanenza all’interno dei Conservatori. «La darei al 50%, siamo tentati da tutte e due le direzioni». L’eventuale nuova formazione nascerebbe, aggiunge, «su una piattaforma geografica e non ideologica», dato che «gli elementi ideologici del puzzle mi interessano sempre meno». Morawiecki ha poi confermato che il futuro della delegazione dipende dalle «trattative con Ecr».

Un primo segnale delle difficoltà interne si era già avuto mercoledì, quando la riunione costitutiva del gruppo Ecr era stata riaggiornata al 3 luglio, ovvero il giorno prima del termine informale di chiusura per la costituzione dei raggruppamenti imposto dal Parlamento europeo. FdI, che rappresenta la delegazione più grande (24 eurodeputati) e detiene la presidenza insieme ai polacchi (20 membri) aveva spiegato che si trattava di un rinvio tecnico, causato da disaccordi sugli assetti interni e la distribuzione della cariche.

Il tentativo di gettare acqua sul fuoco è stato reiterato ieri in una nota informale a commento della posizione di Morawiecki. «Stanno trattando sulle posizioni all’interno di Ecr», è la loro versione. «La prossima settimana ci rivedremo in Sicilia, e vediamo come finisce», continuano dando appuntamento alla convention di Ecr per un eventuale confronto con i polacchi. «Non direi che è una tattica per alzare il prezzo dentro Ecr», risponde secco Morawiecki sempre a Politico.

Altri dettagli sono emersi rispetto al tentativo di nuova formazione capeggiato dal Pis. Dentro ci sarebbero, oltre a Orbán, l’ex premier ceco Andrej Babis, con il suo Azione dei cittadini insoddisfatti (Ano), che ha da poco lasciato Renew, e il Partito democratico sloveno dell’ex primo ministro Janez Jansa. C’è anche un’ipotesi di nome: Europa Centrale e dell’Est. Per raggiungere poi la quota dei sette paesi – requisito di base, oltre al minimo di 23 eurodeputati – si aggiungerebbe Sarah Knafoh, esponente del francese Reconquête rimasta tra i non iscritti dopo il rientro di Marion Marechal Le Pen in Ecr, e forse il lituano Tomaszewski, attualmente tra i Conservatori.

Sulle spaccature della destra interviene a margine del Consiglio europeo a Bruxelles Balazs Orbán, consigliere politico di Viktor Orbán. Che lancia una stoccata alle due leader del sovranismo europeo, Le Pen e Meloni. «La nostra idea originale era costruire un gruppo importante, che fosse guidato da italiani e francesi. Ma sembra non funzionare: non vogliono essere nello stesso gruppo». Orbán si riferisce allo strappo consumato nei giorni scorsi tra il leader ungherese e Meloni, che su Mosca e il sostegno all’Ucraina percorrono strade opposte.

Tanto per aumentare l’entropia nera, la leader dell’ultradestra tedesca di Alternativa per la Germania (AfD), Alice Weidel, ha annunciato a sua volta l’intenzione di dare vita a un ulteriore raggruppamento all’estrema destra: si chiamerebbe semplicemente «I Sovranisti». La formazione dovrebbe escludere le fazioni più estreme (c’è sempre una destra più a destra delle destre precedenti, all’Europarlamento). Inoltre dovrebbe comprendere, di nuovo, il partito orbaniano Fidesz, ma anche il Rn di Marine Le Pen. Però il primo ministro ungherese sembra già piuttosto impegnato e richiesto a Bruxelles. Quanto alla leader francese, è stata proprio lei, insieme a Salvini, ad espellere AfD dagli identitari pochi giorni fa. Insomma, il partito tedesco rimane un pariah. Non aiutano le inchieste sui legami con Mosca, che dopo l’eurodeputato Maximilian Krah, escluso per questo dalla delegazione, toccano ora Petr Bystrom, neoeletto all’Eurocamera.