L’ordinanza anti coronavirus delle Marche è sospesa. Anzi no, è valida. È stato un pomeriggio di ordinaria follia quello di ieri ad Ancona: a metà pomeriggio il Tar marchigiano fa sapere di aver dato ragione al governo, che già martedì notte aveva deciso di impugnare la decisione del governatore Luca Ceriscioli di chiudere le scuole, i musei, le biblioteche e di sospendere le iniziative pubbliche nella sua regione. All’ora dell’aperitivo, nuovo colpo di scena: sfruttando lo stesso dispositivo del Tar, Ceriscioli rilancia e dirama una nuova ordinanza: tutto chiuso, stavolta non più fino al 4 marzo ma fino alla mezzanotte di sabato. Tecnicamente, Ceriscioli ha eseguito alla lettera le disposizioni del Tar, che avevano bocciato la sua ordinanza perché emanata in un momento in cui non si registravano infetti nelle Marche. Adesso di infetti ce ne sono sei, e quindi la strada per un nuovo provvedimento è spianata.

«Veniamo incontro a una scadenza (quella della mezzanotte di sabato, nda) che è la stessa data alle altre regioni, poi vedremo il da farsi», ha detto Ceriscioli in un video di trentotto secondi apparso sul profilo Facebook della regione e velocemente rimbalzato ovunque nelle Marche.

È l’epilogo di un braccio di ferro per certi versi sorprendente tra il governo e la regione, ed è sin troppo facile intravedere ragioni politiche dietro questo caos. Lunedì pomeriggio Ceriscioli aveva già pronta un’ordinanza e, mentre la stava annunciando ai giornalisti in conferenza stampa, è arrivata una chiamata del premier Conte che ha stoppato tutto. Una smentita in diretta che rappresenta un’onta per il governatore marchigiano, che poi infatti ha tirato una bordata sul governo andando palesemente contro quanto concordato martedì mattina insieme alle altre regioni. In tutto questo, Ceriscioli è ormai alla scadenza del suo mandato: cinque anni di governo vissuti con difficoltà tra il tentativo (maldestro) di riordinare la sanità regionale e il sisma del 2016, con corollario di lamentele continue dei terremotati. Adesso il colpo di coda e la rissa a distanza con Conte. E così alla fine della sua seconda giornata da leone, poi, Ceriscioli ha anche annunciato che non si ricandiderà alle regionali di fine maggio. Al suo posto ci sarà, con ogni probabilità, il sindaco di Senigallia e presidente dell’Anci Marche Maurizio Mangialardi. «Ho preso atto – ha scritto il governatore in una nota diffusa in serata – di una grande risposta e della straordinaria adesione che in queste ore si sta consolidando sulla sua figura».