Per Raffaele Cantone, presidente dell’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, nominato dal governo Renzi, il problema infrastrutture in Italia non può essere slegato dal quello della corruzione. L’ha affermato in occasione della presentazione della relazione annuale dell’Anac al Senato.

Il primo pensiero è andato alle vittime dell’incidente di martedì scorso. «Il nostro pensiero commosso va sicuramente alle vittime», ha affermato, «a quei volti sorridenti e perduti e a quelle lamiere accartocciate. Questo incidente, su cui dovrà fare chiarezza la magistratura, è frutto probabilmente di un errore umano, ma anche conseguenza di un problema atavico del nostro Paese di mettere in campo infrastrutture adeguate. E una delle ragioni di ciò è da individuarsi nella corruzione».

Ha subito precisato, però, che la correlazione infrastrutture-corruzione, appena pronunciata al Senato, non era in riferimento ai fatti di Andria. «Ho fatto un discorso di carattere generale», ha spiegato, «sui problemi della infrastrutturazione, non con riferimento all’incidente. Ovviamente me ne guarderei bene. Ho detto che in Italia c’è un problema di infrastrutturazione e una delle ragioni per cui le infrastrutture non riescono ad andare avanti è proprio nella presenza della corruzione soprattutto al Meridione. Sono i fatti corruttivi a rendere lunghissimo e complicato l’avvio dei lavori pubblici».

Una condizione che, a suo dire, penalizzerebbe soprattutto il Sud.

«La realizzazione di alcune grandi infrastrutture», sostiene il presidente, «ha confermato numerose criticità, quali le carenze nella progettazione e l’apposizione di numerose varianti e riserve. Anche a causa di lunghi e complessi contenziosi, molte opere si sono “arenate” e non hanno ancora visto la luce. Tra queste figurano rilevanti infrastrutture pensate per lo sviluppo del Mezzogiorno. È il caso dell’anello ferroviario di Palermo che, messo a bando nel giugno 2006, nell’ottobre 2015 registrava un avanzamento fisico pari al 3% dell’importo dei lavori e dell’autostrada A14 Bologna-Taranto, per la quale sono stati sottoscritti ben tre accordi transattivi».

Le parole di Raffaele Cantone si inseriscono inevitabilmente nel dibattito sullo stato dell’arte della rete ferroviaria italiana. Quello che il presidente dell’Anac non dice è che gli eventi corruttivi accertati legati ai lavori infrastrutturali non caratterizzano il Sud più del Nord. Dal Mose alla Tav, le inchieste hanno mostrato un altro mondo sotto l’apparente legalità.

Si corrompe equamente da Torino a Palermo, in proporzione al giro d’affari. Il problema è proprio quest’ultimo, nettamente differente tra le due parti del paese. Questo Raffaele Cantone non lo dice, forse perché non è strettamente di sua competenza. E’ però essenziale per una corretta lettura dei fatti.