«C’è stata una sorta di boicottaggio del codice da parte di pezzi dell’amministrazione. Abbiamo visto, ad esempio, che c’è stata una riduzione degli appalti pubblici, che per fortuna ora si è attenuata». Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, fa il punto sull’applicazione del Codice degli appalti a poco più di un anno dalla sua approvazione. L’occasione è offerta dalla presentazione del «Commentario al codice dei contratti pubblici» (AA. VV. – Utet), a cura di Gianluca Maria Esposito, direttore della Scuola in anticorruzione e appalti nella pubblica amministrazione dell’Università di Salerno.

L’incontro è ospitato al Senato, ed è stato introdotto dal presidente Pietro Grasso: «La corruzione – ha spiegato Grasso – ha sostituito la violenza e l’intimidazione nel sistema di azione della mafia. Per questo è importante avere nuovi strumenti, aderenti all’attualità, per contrastarla. A questo punto mi auguro che la parte sui whistleblower (gli interni a una organizzazione che denunciano attività illecite, ndr) dopo essere stata ferma per più di un anno e mezzo in commissione, approdi in aula e diventi legge entro la fine della legislatura».

Il mercato degli appalti fa gola alle mafie e alla criminalità. La superfetazione delle leggi e la cattiva organizzazione degli apparati burocratici possono favorire la corruzione. «In Europa gli appalti – ha spiegato il professor Esposito – muovono 2 mila miliardi di euro, 100 miliardi in Italia: il nostro è il quarto mercato nel continente, e la produzione vale circa il 10% del Pil». Uno dei problemi che ha incontrato il legislatore nel mettere insieme il Codice unico è stato quello di avere a che fare con «ben 160 mila fonti giuridiche sul tema, contro le 6.700 francesi, 5.500 tedesche e 3000 inglesi».

In qualche modo, però, il Codice sta cominciando a rodare, anche se – come nota Cantone – si registrano le resistenze di pezzi dell’amministrazione, e «ci si scontra – aggiunge Esposito – con il fatto che dopo la riforma del Titolo V anche le Regioni producono leggi, mentre i sindaci hanno poteri amministrativi annacquati e rallentati». E tutto questo, in più, si deve coordinare con il ruolo dell’Anac, che vigila sulla corretta applicazione del Codice.

Tra le acquisizioni più importanti – ha sottolineato il presidente dell’Anac – ci sono la semplificazione delle leggi, le commissioni di gara estratte a sorte, l’abbandono del prezzo più basso. La sottosegretaria alla Presidenza del consiglio, Maria Elena Boschi, ha aggiunto che accanto al Codice degli appalti, «con i governi degli ultimi tre anni sono state ridotte le stazioni appaltanti da 8 mila a 35, si sono introdotte nuove leggi su falso in bilancio, autoriciclaggio ed ecoreati, tutti tasselli che contribuiscono a contrastare la corruzione».

Nel dibattito viene citato più volte il caso Consip, la maxi stazione appaltante finita al centro delle cronache proprio per fatti di corruzione: come dire che, insomma, nonostante il Codice e le ultime riforme i problemi sono ben lungi dall’essere risolti. «Le leggi e le regole sono importanti, ma non bastano – ha concluso Nunzio Galantino, segretario generale della Cei – Bisogna puntare su scuola, formazione, impegno culturale. E i discorsi di moralità pubblica devono essere condotti da persone che prima di tutto siano credibili».