Nell’ottantesimo anniversario delle infami leggi razziali fasciste, che ci sia qualcuno che ricorda e che ne fa arte è piccola ed enorme cosa assieme. Michele Gazich, voce di sale e di polvere, violino affollettato nell’ottobre del 2017 ha vissuto sull’isola di San Severo di fronte a Venezia: dove dal’700 al 1978 fu il manicomio, e dove, dopo le leggi razziali, furono deportati gli ebrei. Ha studiato i documenti rimasti, ha letto le ripugnanti cartelle cliniche di gente con la sola colpa di essere nata, e trasformato il tutto in canzoni. Al disco è accluso un libretto con vari approfondimenti storici e xilografie di Alice Falchetti.