Gli almanacchi ricordano che un giovane sacerdote napoletano, Alfonso Maria de’ Liguori, era molto attivo nella evangelizzazione dei più poveri, degli emarginati, dei pastori, nel XVIII secolo. Durante un periodo di riposo trascorso in costiera amalfitana, scrisse Quanno nascette Ninno, una canzone sull’annunciazione del bambino Gesù, scritta in napoletano affinché fosse certamente compresa da un gruppo di fedeli non troppo acculturati. Il testo originale della canzone, composto nel 1754, è andato perduto ma esistono molte versioni e rifacimenti, attualmente lungo ventisette strofe, con costruzioni poetiche e suggestive, straordinarie invenzioni lessicali, sulla nascita di Gesù. «Quanno nascette Nínno a Bettlemme/ Era nott’ e pareva miezo juorno/Maje le Stelle – lustre e belle/ Se vedetteno accossì». Anni dopo, lo stesso vescovo (proclamato santo nel 1839) compose poi anche Tu scendi dalle stelle, solo come versione in lingua italiana della prima ed originale composizione in dialetto.

Tutto l’universo sonoro napoletano è ricco di pastorali, novene, strumentali, in gran parte conosciuti e pubblicizzati dagli zampognari e dai suonatori ambulanti. Un’altra opera molto famosa è la Cantata dei Pastori, opera sacra teatrale in versi, scritta verso la fine del ‘600 da Andrea Perrucci sulle vicissitudini di Giuseppe e Maria in viaggio verso Betlemme per la nascita del Messia. Questa produzione era generalmente influenzata dal rigore religioso della controriforma ed espressa con un linguaggio dotto perciò, nell’epoca del barocco partenopeo, vennero inclusi due personaggi profani, fortemente comici, come lo scrivano affamato Razzullo e il barbiere matto Sarchiapone, che parlavano l’idioma popolare, con tutto il contorno di situazioni paradossali che producevano lazzi e volgarità d’ogni genere, perdendo il carattere solenne della rappresentazione.

L’opera fu proibita dalle Autorità e solo a inizio ‘900 fu ripresa da molte compagnie. In questi anni l’attore e cantante Peppe Barra, grande cultore del presepe e della devozione popolare, l’ha riportata in auge riscrivendola con tutte le proverbiali espressioni vernacolari e ripresentandola regolarmente al teatro Trianon di Napoli e in tour italiano (registrandola anche in un disco, su etichetta Marocco Music, del 2004).

Qualche anno fa, la Fondazione Bideri ha pubblicato l’antologia Te piace ‘o presepio?, comprendente canzoni antiche e suoni contemporanei. Con Massimo Ranieri, Enzo Avitabile, Pina Cipriani, Fausto Cigliano e altri che hanno rivisitato e reinterpretato storici brani natalizi della tradizione napoletana come Mo vene Natale (cantata da Renato Carosone), La leggenda del lupino (interpretata da Brunella Selo) e Stella d’argiento (resa dalla Nccp) e Marcello Colasurdo, sostenuto da ciaramelle e tamburelli, con A’nferta, che mette insieme la stella cometa, la Santa Notte e i nuovi emigranti («Songo ‘e tutti ‘e culure/E veneno ‘a lontano/So frate nuoste/E dammele ‘na mano»).

Infine tre brani d’area neomelodica, molto passati nelle radio locali, E’ Natale di Nino D’Angelo, Ll’urdemo zampognaro di Mario Merola e Papà.. è Natale di Patrizio, una vicenda drammatica tra archi e tastiere, con citazione in sottofondo di Tu scendi dalle stelle.