Il processo al paziente Walter De Benedetto comincia questa mattina alle 9 e 30 ad Arezzo con un’udienza preliminare per l’accusa di coltivazione in concorso di sostanza stupefacente. De Benedetto non ci sarà, le sue condizioni di salute infatti non gli permettono di poter presenziare: affetto da una grave forma di artrite reumatoide da quasi trentacinque anni, l’autoproduzione di cannabis è stato l’unico sistema individuato per superare le carenze di un sistema sanitario paurosamente indietro sul fronte del trattamento del dolore. I dati del report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs del 2020, d’altra parte, non lascia molti spazi alla discussione: a fronte di un fabbisogno di 1.950 kg di cannabis annui, il ministero della Salute italiano è riuscito a produrre solo 157 kg di prodotto, da aggiungere a 252 kg importati dall’Olanda.

De Benedetto, 49 anni, soffre di una progressiva perdita di mobilità e forti dolori articolari da quando era adolescente e fino al 2011 è stato trattato con terapie il cui funzionamento era provato solo per via empirica, come i sali d’oro, gli antimalarici, la chemioterapia e gli immunosoppressori. A fronte di un male che comunque non ha mai smesso di avanzare, gli effetti collaterali erano pesantissimi. Dice De Benedetto: «Malessere generale, niente energia, vomito». Da dieci anni qualche beneficio è arrivato grazie all’utilizzo della cannabis terapeutica, che ha permesso al paziente di non assumere più morfina. Il fatto è che la Asl di Arezzo non si è mai dimostrata capace di garantire a De Benedetto la quantità di cannabis di cui aveva bisogno e così è arrivata l’idea dell’autocoltivazione.

Tutto bene fino allo scorso ottobre, quando i carabinieri hanno fatto irruzione a casa sua e l’hanno denunciato insieme all’amico che lo aiutava a curare le piante.

IL CASO È ENTRATO nella campagna Meglio Legale, che si propone di essere un collegamento tra istituzioni e cittadini sul tema della legalizzazione della cannabis. Il radicale Riccardo Magi era anche andato ad Arezzo per regalare a De Benedetto della cannabis da lui stesso coltivata. Il 19 novembre, il deputato di Più Europa si è anche presentato al commissariato Trevi di Roma per autodenunciarsi. «Sono consapevole che questa azione costituisce un reato punibile con una pena dai 6 ai 20 anni – disse il radicale -, ma ritengo la legge ingiusta e intendo rafforzare con la mia azione la battaglia di Walter».

«Quello che più mi dispiace – dice Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale – è vedere sul banco degli imputati una persona che ha solo cercato di alleviare il suo dolore. La mancanza di informazione tra gli operatori sanitari e la burocrazia farraginosa che spesso accompagna le regolari prescrizioni non permettono di rispondere adeguatamente al fabbisogno di cannabis medica in Italia». De Benedetto, comunque, non si arrende: il suo appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha già superato quota 20mila firme a sostegno.

INTANTO, LA PROPOSTA di legge sulla legalizzazione che, nella passata legislatura, aveva trovato il sostegno di oltre 200 deputati sembra essersi arenata. Si trattava di un’idea piuttosto avanguardista, con il limite all’uso ricreativo della cannabis fissato a 15 grammi in casa e 5 fuori casa e la possibilità di autocoltivazione fino a un massimo di cinque piante, senza possibilità di vendere però il raccolto.

NEL RESTO DEL MONDO, però, il dibattito va avanti: lo scorso novembre Arizona, Montana, New Jersey e South Dakota hanno legalizzato, mentre a inizio dicembre la Camera statunitense ha approvato il More Act, con cui la cannabis viene tolta dalla tabella nazionale delle droghe pericolose, abolendo le sanzioni federali. La palla ora dovrà passare al Senato, dove la prima firmataria della proposta fu Kamala Harris. Le riforme strutturali, per il resto, avanzano in mezzo mondo, dall’Australia alla Macedonia, dal Messico a Israele. In Italia, se da una parte Magi ha fatto passare un emendamento con cui si sono quasi raddoppiati i fondi per l’approvvigionamento di cannabis terapeutica, dall’altra la Lega, alla commissione Giustizia della Camera, spinge per inasprire le pene per la detenzione e il consumo di stupefacenti.