I tabulati delle sue telefonate con Antonino Ligresti mostrano una serie di incongruente con le dichiarazioni fatte ai magistrati che l’hanno interrogata. E per questo il suo nome è stato iscritto nel registro indagati della procura di Roma con l’accusa di false dichiarazioni a pubblico ministero. Ad Anna Maria Cancellieri l’amicizia che da anni la lega alla famiglia Ligresti continua a creare problemi. Una ventina di giorni fa l’ex ministro della Giustizia è stato ascoltato dai magistrati romani a cui la procura di Torino, titolare dell’inchiesta Fonsai, ha trasmesso gli atti per competenza. E, stando a quando afferma il suo difensore Franco Coppi, li avrebbe convinti della sua versione dei fatti. «C’è già la richiesta di archiviazione da parte della procura. Siamo in attesa della decisione del giudice», ha tenuto a precisare ieri il legale.

A mettere nei guai l’ex Guardasigilli sono le conversazioni telefoniche avute con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore, nei giorni successivi l’arresto di quest’ultimo e delle due figlie Giulia e Jonella. Alla Cancellieri, all’epoca dei fatti ministro della Giustizia, Antonino Ligresti si rivolge perché preoccupato per le condizioni di salute di Giulia, per la quale era stata avanzata una richiesta di arresti domiciliari. Due , in particolare, le telefonate contestate all’ex ministro. La prima è quella fatta il 19 agosto e che Cancellieri dice di aver ricevuto da Antonino. Stando ai tabulati telefonici, invece, è stata lei a chiamare, rimanendo poi al telefono per sei minuti. Stessa cosa per quanto riguarda una seconda conversazione, avvenuta il 21 agosto, il giorno prima di essere ascoltata proprio su questo dal pubblico ministero di Torino Vittorio Nessi. Cancellieri ha detto di aver ricevuto un sms da Antonino, ansioso di sapere se ci fossero novità riguardanti Giulia. Circostanza confermata dai tabulati, che però evidenziano anche come sia stato però l’ex ministro a richiamare. Fatto quest’ultimo omesso dalla Cancellieri nella sua deposizione al magistrato torinese.

Nonostante queste contraddizioni, i pm romani hanno comunque deciso di non procedere e di chiedere l’archiviazione per l’ex Guardasigilli.

Una decisione che adesso spetta al giudice per le indagini preliminari.[FIRMA_SOTTO]