L’attacco finale di Susanna Camusso a Maurizio Landini e alla Fiom parte dalla Lombardia: la regione che l’ha eletta, ieri, come delegata al congresso nazionale di Rimini. La sua roccaforte storica che non a caso ha visto una rottura all’interno del documento 1, quello di maggioranza: la Fiom, guidata qui da Mirco Rota, ha infatti presentato una lista di delegati differente, non riuscendo a chiudere un accordo politico come è invece accaduto nelle altre due regioni più importanti della galassia Cgil, il Piemonte e l’Emilia Romagna.

Il siluro anti-Fiom è stato depositato nella relazione del segretario Nino Baseotto, che ha demolito Landini, accusandolo di farsi utilizzare da «un giornale» (il riferimento è a Repubblica) per «un attacco premeditato alla Cgil»: «Un giornale – protesta Baseotto – che ormai segue un copione ben definito: quando parla la Cgil, accanto si fa parlare la Fiom». Il segretario dei metalmeccanici, all’indomani dell’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, aveva scritto una lettera al quotidiano di De Benedetti, indicando le priorità programmatiche delle tute blu: mossa che alla Cgil non è piaciuta, e che da molti (anche esterni) è stata bollata come un presunto «asse» tra Landini e Renzi in funzione anti-Camusso.

Rota, che guida la Fiom Lombardia, ha definito «stalinista» l’attacco di Baseotto e della Cgil, ma non solo per le parole della relazione. «Quell’attacco a Landini è molto grave – spiega – ma noi abbiamo presentato una lista differente per altri due motivi: il primo è che, come nella segreteria uscente, non ci viene riconosciuto uno spazio; e “La Cgil che vogliamo” aveva 4 anni fa ben il 23-24%. Inoltre, siamo stati sottovalutati nell’assegnazione dei delegati: i nostri emendamenti avevano avuto tra il 30 e il 35%, ma ci è stato riconosciuto solo il 15%, ovvero solo 95 delegati al congresso lombardo su un totale di 600».

Quindi niente accordo politico, due liste diverse nello stesso documento guidato da Camusso, e una rottura che potrebbe ripetersi a Rimini: Rota parla di un «preludio» del congresso nazionale.

La sottovalutazione è comprovata dal voto di ieri: la Fiom ha eletto 25 delegati al Direttivo lombardo, ovvero il 18% (prendendo 110 voti: più dei suoi 95), e il 18% si è ripetuto anche per i delegati nazionali (14 eletti).

Interessante anche la rottura interna a «Lavoro Società»: Gian Paolo Patta ha lasciato il gruppo guidato dal segretario confederale Nicola Nicolosi e Giacinto Botti, e si è fatto eleggere delegato nazionale nella lista Fiom. «Per una differente valutazione sul Testo Unico – spiega – accordo in contrasto con la Costituzione, che per me va difesa senza “se” e senza “ma”. E anche per l’esclusione dalle liste di Lavoro Società del gruppo delle Rsu contro la Riforma Fornero».

In Lombardia, secondo Rota, Lavoro Società ha avuto, grazie a un accordo politico che è invece riuscita a chiudere con i camussiani, «una sopravvalutazione», con la presenza nel Direttivo pari al 15%.

Baseotto nella sua rielezione non ha avuto un plebiscito: ha preso il 73%, perdendosi 11 voti dei suoi che aveva sulla carta. Plebiscito che la Fiom pensa invece stia preparando Camusso a Rimini: «La nostra sottovalutazione al Nord, e parimenti al Sud, è preludio alla batosta finale che si vuol dare a Landini».