«Vorrei dire al governo che se ha problemi a fissare una data per i referendum, si può benissimo votare insieme alle amministrative: noi abbiamo comunque iniziato la nostra campagna e andremo avanti». Tor Bella Monaca, periferia di Roma: Susanna Camusso lascia andare decine di palloncini in aria, e nello stesso momento altre migliaia volano da tutte le città italiane. È già passato un mese dal pronunciamento della Consulta, e da Palazzo Chigi tutto tace. La Cgil, però, punta a portare alle urne almeno 26 milioni di cittadini, perché, come grida la segretaria dal palco, «vogliamo il quorum e vogliamo vincere».

«I VOUCHER sono ovunque, è una forma di precarietà dentro la precarietà – spiega Camusso – Il cosiddetto ’governo dei mille giorni’ (Renzi, ndr) ci aveva promesso di sconfiggere la precarietà, e invece ha permesso che ne dilagasse una forma ancora peggiore. E non è tanto una questione di quantità, il problema è che si sostituisce il lavoro garantito dai contratti con uno senza tutele». Uno dei due Sì richiesti dalla Cgil riapre la polemica con il numero uno dell’Inps Tito Boeri.

«Abbiamo chiesto per la terza volta al presidente dell’Inps la lista delle grandi aziende che utilizzano i voucher – attacca Camusso – ma lui continua a trincerarsi dietro questioni di privacy. Sappiamo ad esempio che Carrefour ha aperto una procedura per 500 licenziamenti, e nel contempo usa i buoni lavoro: cosa sta facendo se non sostituire occupazione stabile?». Dopo la denuncia della segretaria Fp Serena Sorrentino al manifesto, Boeri ha in effetti sbloccato l’accesso ai dati sul ricorso ai ticket nel pubblico impiego, ma il nodo relativo alle grosse imprese private ancora non si è sciolto e il braccio di ferro con la Cgil continua.

IL SECONDO QUESITO riguarda la responsabilità solidale negli appalti, e dal palco di Tor Bella Monaca parla Alessia, dipendente di una ditta di pulizie: «Da dicembre non vedo né stipendi né tredicesima, ma perché non posso chiamare a risponderne la committente Consip?». Problema che la Cgil pone a tutto il Paese: «I lavoratori con il voucher e quelli in appalto sono l’ultimo gradino di una scala infinita della precarietà – spiega Camusso – Ma i referendum non riguardano soltanto loro, o i giovani: sono la diga, l’argine che vogliamo mettere alla squalificazione del lavoro. Perché se vedi che al posto tuo possono assumere con un ticket, è a rischio anche il tuo impiego con il contratto».

«SKY, ALITALIA, ALMAVIVA sono le vicende da cui ripartire», aggiunge la segretaria Cgil, e avanza poi un mea culpa: «Almaviva è una ferita aperta – afferma dal palco – e hanno ragione le Rsu a dire che quando una vertenza finisce male è anche responsabilità nostra. Su questo come sindacato ci stiamo interrogando, e una prima risposta arriverà con la riapertura della vertenza dei call center. Ma io mi chiedo: possibile che quando si licenziano 1.666 persone la politica resti in silenzio? Il governo ha cercato di scaricare la responsabilità sui lavoratori di Roma e di fatto ha sdoganato quei licenziamenti. Non dobbiamo più isolarci, e pretendiamo sempre che l’esecutivo concretizzi quanto promette: non ci può più raccontare che delocalizzare in Albania sia una cosa e farlo in Romania un’altra».

Interviene anche una dipendente di Sky, arrabbiata perché la multinazionale dei media ha dichiarato 200 esuberi e 300 trasferimenti «negli stessi giorni in cui dichiara il 141% in più di utili»: «Il grande assente nel dibattito di oggi – incalza – è il quesito che ci hanno bocciato sull’articolo 18. Su questo non dobbiamo mollare, perché le grandi aziende puntano a licenziare chi è garantito per riassumere personale a basso costo e senza tutele».

«SULL’ARTICOLO 18 non molleremo – replica Camusso – Con la bocciatura della Consulta non si è affatto chiusa la nostra battaglia. E il problema non è tanto di riproporla un giorno con un altro referendum, ma di agire subito, nei luoghi di lavoro, contestando tutti i licenziamenti, disciplinari ed economici. Ci impegneremo per i disoccupati, i precari, a ricostruire le tutele con la Carta dei diritti universali. E porta a porta per convincere gli italiani a dire Sì ai due quesiti su appalti e voucher».