Anche Susanna Camusso ha tolto le scarpe e percorre il viale che da Santa Elisabetta, l’imbarcadero del Lido, porta fino al Casinò. È venuta con tanti militanti della Cgil: gli organizzatori della Marcia spiegano che il sindacato ha dato un bel contributo alla riuscita, sostenendo alcune spese di viaggio. «Abbiamo condiviso l’appello delle donne e degli uomini scalzi – spiega – perché ci è sembrato un bel simbolo, positivo, che parla di persone e famiglie in fuga verso la sicurezza e la libertà. Mentre in Europa, tra fili spinati e pennarelli, sono ricomparsi purtroppo simboli terribili».

Secondo la numero uno della Cgil, è fondamentale mandare un messaggio alla politica, al governo italiano come alle cancellerie europee: «Si deve cambiare il regolamento di Dublino, ricostruire un’accoglienza comune, ma anche delle procedure comuni di asilo, e una diplomazia europea».

Sulla lettera che il premier Matteo Renzi ha scritto in vista del vertice dell’Unione europea di lunedì prossimo, Camusso dice che «da tempo la Cgil ha posto l’attenzione su Dublino, e apprezziamo che questo problema lo ponga ora anche l’esecutivo». «Manca però una parte – aggiunge – L’idea che tutta l’Europa deve essere pronta ad accogliere, e che è necessario aprire dei corridoi umanitari: altrimenti quei viaggi di chi fugge restano monchi, diventano viaggi della disperazione».

Quanto al dibattito su chi accogliere – se solo i rifugiati in fuga dalle guerre o indistintamente tutti i migranti – la segretaria della Cgil spiega: «Chiaramente la richiesta di asilo ha una sua specificità e prevede dei requisiti precisi. E ribadiamo che è prioritario trovare delle regole comuni europee. Ma quello che sconvolge, di chi vorrebbe fermare i flussi migratori, è il fatto che accettano tranquillamente le politiche liberiste: delle due l’una. Perché non puoi sostenere la globalizzazione liberista e poi voler fermare le migrazioni».

Papa Francesco ha chiesto alle parrocchie di accogliere i profughi, e tanti cittadini aprono le proprie case. Il sindacato si sta ponendo lo stesso problema per le sue sedi locali? «Certo che ne stiamo discutendo, sia al nostro interno che con Cisl e Uil, e dei singoli casi di camere del lavoro accoglienti già ci sono stati – risponde Camusso – Però attenzione: nelle sedi sindacali spesso non puoi dare un’accoglienza dignitosa a persone che fuggono da traumi, fame e guerre, perché si tratta di semplici uffici, mancano le strutture base. E allora noi ci interroghiamo su tanti modi, che possono essere diversi, per sostenere concretamente queste persone: non solo sul breve ma anche sul lungo termine».