«La pioggia non ci aiuta, ma sull’Italia sta piovendo da tempo». È cominciato con queste parole il comizio di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, al termine del corteo organizzato ieri a Milano dai sindacati per protestare contro la legge di stabilità. Mentre è in corso la discussione sulla manovra in Senato, la leader della Cgil sottolinea che «non si può continuare ad avere leggi di stabilità che guardano al debito pubblico, e proprio sui vincoli europei»: «Perché – si chiede – dobbiamo fare i primi della classe e scendere al 2,5% del rapporto tra deficit e pil, quando la Francia può determinare il suo deficit al 4%?».

Secondo la segretaria Cgil, con questa legge di stabilità «staremo ancora peggio, la disoccupazione aumenterà e diventeremo un po’ più poveri». Non servono «2.800 scelte, ne servono tre», dice dal palco ai manifestanti, che la ascoltano da sotto una marea di ombrelli. In particolare, «vanno trovate risorse da chi ne ha di più per distribuirle a chi ne ha di meno», intervenire sulla spesa pubblica e sulla politica industriale.

Camusso si rivolge anche ad Antonio Mastrapasqua, dopo l’allarme lanciato dal presidente dell’Inps sui bilanci dell’ente: «Non trova di meglio da fare che creare allarme sul sistema pensionistico. Vorremmo dire a lui e al governo che non si può continuare a raccontare una realtà che non c’è». E sulla proposta di estensione della «no tax area», già bocciata dal Senato perché ritenuta troppo costosa, spiega che «non ci piace questa logica: serve allargare a tutti le risorse, sia al povero che al lavoratore dipendente, che al pensionato».

Infine, la minaccia sul fatto che le manifestazioni non si fermano: «La mobilitazione andrà avanti – urla la segretaria dal microfono – Dal governo c’è stata disattenzione alle nostre proteste, ma noi non ci fermeremo perché se non si danno risposte sul lavoro, il Paese non ce la fa».

Il segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, ha una ricetta abbatti-tasse, e poi avanza una proposta ala Confindustria: «Le tasse italiane sono la tomba della nostra economia – dice – Bisogna aprire il dossier, si possono trovare le risorse per abbassare le tasse vendendo beni demaniali, incidendo su sprechi e ruberie, aumentando le tasse sulle transazioni finanziarie».

Al presidente della Confindustria Giorgio Squinzi, Bonanni propone di preparare insieme un «piano industriale Italia»: «Uniamo le forze per un nuovo piano industriale o l’Italia andrà alla deriva», dice direttamente rivolto a Squinzi. Per la Cisl si devono superare divisioni e barriere e lavorare assieme per creare quello che manca al Paese: un «Piano industriale Italia» capace di ridare slancio alle imprese e fiato ai cittadini. «Un atto necessario – spiega Bonanni – per scuotere l’azione del governo che è vittima dei veti della politica e non riesce a decidere sulle riforme da fare».

Gli ultimi dati sulla produzione industriale sono sotto gli occhi di tutti, continua il segretario della Cisl: in ottobre la distanza dal picco di attività pre crisi, cioè aprile 2008, si attesta a -25%. Un gap che solo un’iniziativa congiunta, a parere del sindacato, può riuscire a far recuperare. Ma non solo. Dalla scuola alla viabilità; dai trasporti alla giustizia l’Italia secondo Bonanni si sta avvitando pericolosamente. «A pagare il prezzo sono aziende e cittadini – conclude il sindacalista – A Squinzi dico: ingaggiamo una battaglia insieme per costringere le classi dirigenti a rivedere questa situazione. Bisogna ridare forza al manifatturiero che sta tornando in mano all’America nell’idea che non possiamo farcela».