Il Pd di Roma propone le primarie ai partner del centrosinistra, in vista delle elezioni del prossimo sindaco. «Questa è la nostra idea: prima lo coalizione, poi il programma e poi la scelta del candidato», ha esordito ieri il segretario dem della Capitale Andrea Casu alla prima riunione di tutto il centrosinistra che si è tenuto all’ex Lanificio di Pietralata (periferia esr della Capitale), dove nel 2018 Zingaretti festeggiò la vittoria alle regionali.

AL VERTICE HA PARTECIPATO la delegata del partito di Carlo Calenda Flavia De Gregorio (consigliera del I municipio), oltre ad esponenti di Sinistra italiana, Mdp, Italia Viva, Verdi,socialisti e radicali. Modello Unione, per la sfida di Roma, coalizione larghissima come quella che nel 2018 ha riportato Nicola Zingaretti al vertice del Lazio.

A quanto si apprende tutti i presenti avrebbero concordato sulla road map, comprese quindi le primarie, che si terranno a inizio 2021, per tentare di superare l’emergenza Covid. Con l’eccezione dei renziani e della rappresentante di Calenda: «Per noi le primarie sono uno strumento sbagliato, per Roma serve un incontro tra i segretari nazionali dei partiti.

Calenda aveva già chiarito in mattinata la sua posizione su Twitter: «Non ho ragione di temere le primarie. Ne riconosco l’importanza in molti casi. Ma su Roma sono sbagliate, a prescindere da chi sarà il candidato. Dobbiamo parlare a tutti i cittadini, non solo a una parte».

DIFFICILE PERÒ CHE CALENDA- se vorrà candidarsi con e non contro il Pd- possa sottrarsi ai gazebo. Soprattutto se- dopo la prima riunione di ieri- il cantiere del centrosinistra per Roma 2021 prenderà quota. Zingaretti ha detto che «decideranno i vertici romani», in ogni caso il mandato a Casu è di valorizzare «le forze che finora si sono messe in campo» (i candidati alle primarie come Monica Cirinnà e alcuni presidenti di municipio), e costruire una coalizione larga. Quanto a Calenda, «nessuna corsia preferenziale». «Ma se vorrà partecipare le porte sono aperte».

A questo punto sarà il leader di Azione, nei prossimi giorni, a prendere la decisione, dopo aver riflettuto su alcuni sondaggi che- a quanto si apprende- lo vedrebbero fuori dal ballottaggio senza il sostegno dei dem. Ieri, interpellato in centro a Roma da una cronista di LaPresse sulla sua candidatura ha risposto: «Vediamo, penso di sì».

PRIMARIE DI COALIZIONE anche per il candidato sindaco di Torino: anche sotto la Mole i gazebo si apriranno nel 2021, probabilmente a inizio febbraio. Nonostante il ritiro di Chiara Appendino, il Pd (per ora) ha scelto la strada delle primarie di centrosinistra e dell’alleanza col M5S non c’è traccia.

In campo l’esponente delle Acli e del Terzo Settore Luca Jahier, presidente del Cese, il Comitato economico e sociale europeo. «Appendino ha dimostrato onestà e ha costruito un’elegante uscita di scena, che comunque non cancella luci e ombre del suo mandato», ha detto ieri Jahier congedando la sindaca. «Ora è tempo di ripartire». Insieme a lui potrebbero correre alle primarie gli ex assessori della giunta Fassino Enzo Lavolta e Stefano Lo Russo, l’ex assessore regionale Gianna Pentenero e il rettore del Politecnico Guido Saracco.

SALVINI INVECE pare orientato a puntare sul torinese Massimo Giletti per la corsa a Roma, mentre a Torino vorrebbe candidare Paolo Damilano, imprenditore nel campo della ristorazione e dei vini. Ma il centrodestra alla fine potrebbe scegliere Guido Crosetto.

A BOLOGNA LE PRIMARIE dovrebbero saltare per l’emergenza Covid: in campo ci sono il delfino del sindaco Virginio Merola, Matteo Lepore e altri due assessori (Alberto Aitini e Marco Lombardo), ma ha buone chances anche l’eurodeputata Elisabetta Gualmini, ex vice di Bonaccini in Regione.

A Napoli niente gazebo, ma è una scelta politica voluta dal segretario dei dem Marco Sarracino. Nel capoluogo campano si replicherà il modello vincente delle ultime comunali nella regione, e cioè l’alleanza Pd-M5S fin dal primo turno. I nomi forti di cui si parla sono il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro Pd per gli Affari europei Enzo Amendola. Che, almeno per ora, si è chiamato fuori dalla corsa. Ma a Napoli contano di convincerlo.