L’ultimo furto è avvenuto martedì notte alla Casa Museo della Civiltà Silvo Pastorale gestita da Legambiente. Una zona tranquilla nella Valle dell’Irno, presso l’Oasi salernitana del Frassineto. I ladri hanno forzato le grate in ferro e hanno portato via il materiale utilizzato per i lavori di manutenzione ordinaria, nonché alcuni pezzi della collezione.

La settimana scorsa era successo a Ponticelli. Lucchetti scassinati per entrare nel Teatro Area Nord, dove il locale circolo La gru teneva gli attrezzi del «Giardino delle farfalle», spazio didattico multitematico. Seimila euro di danni: i ladri hanno portato via un decespugliatore, un tagliaerbe, una motozappa, un biotrituratore, un piccone, un’ascia e altro materiale. «Strumenti accumulati in 15 anni di attività – racconta Antonio Gallozzi, direttore di Legambiente Campania – a disposizione di tutte le associazioni della zona e di Scampia. Strumenti con cui curavamo gli orti didattici e i giardini della scuola Morante. Con quegli attrezzi le realtà del territorio curavano il verde pubblico e privato, sostituendosi alle istituzioni che dovrebbero farlo e non lo fanno».

I volontari sono preoccupati. «Negli ultimi tempi hanno preso di mira associazioni e terzo settore, dal Mammut, al Laboratorio del Legno e la ludoteca», raccontano a Scampia. «Chi ha rubato il biotrituratore probabilmente non sa che costa 2 mila euro. Saranno andati a venderlo in qualche mercatino improvvisato per qualche centinaio di euro. Se non arriveranno delle sottoscrizioni non sappiamo come ricomprare l’attrezzatura».

Ladri in azione anche a Chiaiano. A marzo sono stati portati via 50 innesti di ciliegio dal fondo rustico Amato Lamberti: 14 ettari sottratti alla famiglia Simeoli (affiliata al clan Nuvoletta) e affidati alla coop sociale Resistenza. Un frutteto e un vigneto che questa estate ha ospitato i campi di Libera. Ad accudire le piante ci sono anche i minori sottoposti a misura cautelare della comunità alloggio Don Peppe Diana. A giugno vennero scavate di notte due fosse con, accanto, due croci disegnate nel terreno. C’è chi dice che i clan in lotta nella vicina Marano fossero andati a disseppellire delle armi per poi lasciare anche un chiaro segnale intimidatorio.

Nel quartiere fanno girare voci: i ragazzi non riusciranno a fare il primo raccolto, sono lì perché si fanno dare i soldi dalle istituzioni, hanno avviato una piantagione di marijuana nel fondo attiguo. Calunnie per fare terra bruciata ma il quartiere non cede: “Chi ci passa a trovare, chi ci porta i biscotti, i contadini ci danno i consigli su come tenere gli alberi – racconta Ivo Poggiani – Insomma non si sono fatti condizionare e neppure noi”.