A gennaio il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato: «Ho firmato i decreti per il piano del personale nella Sanità approvando l’assunzione di 7.600 dipendenti nel settore in Campania». Martedì scorso, a margine del convegno sul Piano lavoro varato dalla sua giunta, ha spiegato: «Stiamo lavorando con il Formez per dare un’accelerata alle procedure per fare il concorso del Piano per il lavoro. Contiamo per fine primavera di fare questo benedetto concorso dopodiché partono le procedure». Si tratta di un «corso concorso», durata 18 mesi, riservato a diplomati e laureati con meno di 50 anni: chi passa la selezione verrà formato per essere poi assunto dai comuni campani che hanno aderito all’iniziativa.

«Avremo la possibilità – ha continuato il governatore – di indirizzare 10mila giovani nei municipi della Campania ma anche in altri uffici, come le Corti di Appello di Napoli e Salerno, che hanno accettato di partecipare. La regione investe 106,5 milioni di euro, dobbiamo solo sollecitare di più il Formez a bruciare i tempi».

La campagna elettorale di De Luca per la rielezione a Palazzo Santa Lucia nel 2020 è già partita con assunzioni e promesse di assunzioni. Se poi i posti saranno meno di 10mila il governatore potrà puntare il dito contro i comuni ma, comunque, De Luca conta sui pensionamenti che renderanno ancora più scarne le piante organiche degli enti pubblici, già ridotte all’osso da anni di blocco del turn over. Restano però le difficoltà economiche dei comuni: su 550 in totale, sono state 273 le amministrazioni che hanno aderito. Dei cinque capoluoghi di provincia, mancano all’appello Napoli, Caserta e Avellino.

Non solo, sono settimane che il governatore è inseguito dai lavoratori che hanno perso il posto per le crisi industriali e che, dopo il varo del Jobs act e la relativa riduzione degli ammortizzatori sociali, hanno provato a reinserirsi attraverso Ricollocami, Garanzia Over, Programma di riqualificazione, Progetti Lavori occasionali, Progetto Attività di pubblica utilità: sei misure in totale finanziate dalla regione Campania per 102,5 milioni attraverso il Fondo sociale europeo per la Coesione e lo Sviluppo e da quest’anno quasi tutte dismesse. Motivo? «Per l’ultimo biennio dei fondi Por Fse 2014-2020, sono rimasti circa 151 milioni e il governatore ha deciso di impiegarli quasi tutti nel concorso affidato al Formez – commenta Giovanni Pagano, portavoce degli Apu (che in Campania sono 2.600) e delegato Usb -. Siccome si tratta di denaro destinato dal Fondo sociale europeo al segmento più svantaggiato del mercato del lavoro, ci chiediamo se sia legale dirottarlo su un concorso che taglia fuori gli over 50 e le persone con bassa scolarità, cioè esattamente il segmento più debole nonché il più numeroso, visto che include il 62% dei disoccupati campani. Si tratta di personale di cui i comuni hanno comunque bisogno per alcune posizioni». E ancora: «Alle misure messe in campo fino al 2018 si accedeva esibendo un indicatore Isee con la precedenza ai redditi più bassi. Per il concorso si dovrà passare una selezione: verranno cioè premiati i più bravi, quindi meglio attrezzati a trovare un lavoro, e non quelli che hanno più difficoltà».

Anche sulle finalità l’Usb nutre dubbi: «In quanto ai 10mila posti – prosegue Pagano – da un rapido sguardo al decreto che predispone il concorsone si legge chiaramente che le pubbliche amministrazioni, dopo un periodo di formazione a carico della regione, possono ma non devono attingere alla platea degli idonei. Una bella trovata elettorale da parte della giunta targata Pd mentre non si dà nessuna risposta ai precari storici della pubblica amministrazione. Dalla regione dicono che non era prevista alcuna proroga per queste misure, che dobbiamo farcene una ragione. Ma a che dovevano servire tutti questi progetti se non all’assorbimento dei lavoratori?». I precari storici della Pa in Campania sono circa 10mila, dei quali 5.500 Lsu. Sull’efficacia delle misure finanziate fino al 2018 non ci sono dati certi. Secondo la Cgil, attraverso il programma Ricollocami nel biennio 2016-2017 sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato solo 162 disoccupati sui 6mila che avevano aderito.