Una «occupazione» soft delle Camere per spingere il parlamento a mettersi finalmente al lavoro. E’ questa la prima vera iniziativa in aula dei neo eletti del Movimento 5 Stelle.

D’altronde l’alternativa è stare a girarsi i pollici o continuare a riunirsi tra loro, perché dopo più di 40 giorni dal voto il parlamento è fermo. A parte due commissioni speciali, nulla si muove in attesa perenne di un governo (e di un nuovo presidente della Repubblica).

Una situazione insostenibile in un paese in profonda crisi economica e politica con mille urgenze e che, come recita la costituzione, è una democrazia parlamentare. Ma la manifestazione dei 5 Stelle, rilanciata ieri in una conferenza stampa dai capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi, è anche un modo per uscire dall’angolo. Dopo le inutili avances di Bersani e l’insistita richiesta di cedere a un governo di cambiamento a guida Pd, i grillini sono accusati di tenere il paese in stallo. Una pressione fortissima che non ha mancato di mettere sotto stress la tenuta del gruppo 5 Stelle rigorosamente vigilato da Grillo e Casaleggio.

A dire il vero, non solo i grillini chiedono che le commissioni comincino a lavorare. Anche Sel, Lega e Fratelli d’Italia sono d’accordo. Qualche giorno fa persino un drappello «intercorrente» di trenta parlamentari del Pd (un misto di esponenti di varie anime del partito, da Pippo Civati a Felice Casson, dai «giovani turchi» ad alcuni renziani) ha chiesto che le commissioni vengano istituite. Ma la posizione ufficiale dei maggiori partiti, del Pdl ma anche del Pd, è contraria. Entrambi si scagliano contro un unico nemico: dopo l’antipolitica, la «deriva» grillina adesso si chiama «assemblearismo». Una bestemmia evocata con toni diversi ma con altrettanto disgusto sia dal capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, che dalla vice presidente della Camera, Marina Sereni (Pd). Quanto al metodo – l’occupazione soft – sono tutti contrari. Per Pd e Pdl si tratta di «propaganda», ma anche Sel non è d’accordo.

Eppure i 5 Stelle hanno aperto la loro iniziativa ai parlamentari di tutti gli schieramenti. Oggi resteranno in aula dopo il dibattito fino a mezzanotte a leggere passi della Costituzione dei regolamenti parlamentari. «Ripartiamo dalle regole», dicono Crimi e Lombardi. Insomma non proprio un gesto rivoluzionario o particolarmente eversivo. Lombardi non parla di occpazione ma di «riappropriazione del parlamento da parte dei cittadini». Il nemico per i grillini, come sempre, sono i partiti colpevoli di bloccare l’attività del parlamento per una questione di poltrone. Perché, spiega Lombardi, la prassi tanto evocata dai politici di professione prevede che prima si formi il governo per dare le cariche delle commissioni a chi ne è rimasto fuori, consultando il manuale Cencelli più che la Costituzione. Per questo Lombardi propone che le cariche potrebbero essere pro tempore fino alla formazione del nuovo governo.

I 5 Stelle manderanno la loro iniziativa sulla rete via streaming e hanno già chiamato a raccolta alcuni cittadini che saranno in presidio davanti a Montecitorio. Quanto a future manifestazione si vedrà, spiegano. Intanto giovedì autoconvocheranno le commissioni senza aspettare il via dei presidenti delle Camere – Laura Boldrini non è contraria, molto più dubbioso Pietro Grasso. Anche in questo caso si tratta di una convocazione virtuale aperta agli altri colleghi parlamentari senza nessun valore ufficiale.

Ma su cosa il parlamento dovrebbe decidere con urgenza? Per Crimi e Lombardi su corruzione, ineleggibilità (prima di tutto di Berlusconi) e crisi economica, a partire dal reddito di cittadinanza. Anche la legge elettorale, ma «non è un priorità», perché, spiega Lombardi, se le camere ferme costano 500 mila euro al giorno anche votare subito costa e per questo «sarebbe una sciagura». Resta da capire chi ne pagherebbe di più il prezzo politico.