Il numero magico adesso è quattordici. Ridotti drasticamente i parlamentari, la camera e il senato hanno (da quasi due anni) il problema di adattare i loro regolamenti. Montecitorio, con il 36,5% in meno di eletti dalla prossima legislatura, deve ridurre tutti i quorum fissi, innanzitutto quello del numero minimo di deputati necessario per formare un gruppo. Ieri i relatori Baldelli (Forza Italia) e Fiano (Pd) hanno presentato alla giunta per il regolamento la loro bozza di riforma dove, tra le tante novità, abbassano da 20 a 14 il numero di deputati richiesti. Una riduzione contenuta, applicando la stessa percentuale del taglio (-36,5%) bisognava arrivare almeno a 13. Ma una ragione c’è.

Quattordici sono anche, oggi, le commissioni permanenti della camera (e del senato) e in questo modo ogni gruppo potrà avere almeno un deputato per ogni commissione. Almeno sulla carta, perché il taglio dei parlamentari taglierà assai anche la rappresentanza, creando delle soglie di sbarramento di fatto per i partiti minori (soprattutto al senato). È facile prevedere che si ingrosserà il gruppo misto dove sette deputati basteranno a fare una componente. Sette è anche il numero minimo di senatori previsto per formare un gruppo al senato, secondo la analoga bozza di riforma del regolamento presentata da Calderoli (Lega) e Santangelo (M5S), in questo caso il numero è in linea con la percentuale di taglio dei parlamentari.

Al senato però si prevedono solo dieci commissioni, competenze accorpate perché i nuovi senatori elettivi saranno solo duecento. Ieri nella riunione della giunta della camera il presidente Fico ha detto che nei prossimi giorni proverà di nuovo a organizzare la attesa riunione di coordinamento con la presidente Casellati: in regime bicamerale è impensabile che ogni camera proceda per conto suo. Idealmente il numero delle commissioni permanenti dovrebbe essere lo stesso, visto che frequentemente lavorano in parallelo.

Le novità più attese, soprattutto dal Pd che le ha chiesta (e Giorgis parla di «disciplina convincente» e «segnale inequivoco») sono le norme anti trasformismo. Stop ai fondi per i deputati transfughi nel gruppo misto alla camera, ma nella bozza non c’è ancora la categoria dei non inscritti prevista invece (già oggi) al senato. Via libera invece a nuovi gruppi costituiti nel corso della legislatura, ma solo se rappresentativi di un nuovo partito. A Montecitorio la giunta comincerà a votare gli emendamenti alla bozza di regolamento a inizio marzo con l’obiettivo (analogo al senato) di arriva in aula a fine mese.