Sinistra Italiana si prepara ad aprire lastagione congressuale in un percorso che ad oggi appare autoreferenziale e mette tra parentesi le novità che ogni giorno si manifestano, dai dati delle amministrative alla Brexit oltre che di scenario politico e sociale interno.

Il 16 luglio è stata convocata un’assemblea programmatica. Intanto si moltiplicano iniziative che ruotano stancamente intorno alla mitica unità della sinistra. Non ci siamo. Anzi: stiamo facendo passi indietro. Il percorso di costruzione di Si è irreversibile se lo poniamo dentro il perimetro della necessità di un nuovo soggetto/partito della sinistra. Ma a oggi, ammettiamolo, è stato inadeguato, vecchio, contraddittorio. Somma di gruppi parlamentari, senza coraggio analitico e programmatico, senza una proposta. A lato permane Sel che pur con le sue contraddizioni e divisioni rappresenta uno dei pochi segmenti organizzati, benché nel limbo tra scioglimento e partito che verrà.

Questa sinistra non evoca passioni e anche dal punto di vista della narrazione appare parte della crisi del Pd piuttosto che un’alternativa credibile. La stessa parola «sinistra» evoca un immaginario e pratiche politiche fuori dalla dimensione sociale che vorrebbe rappresentare. Non mi convince la lettura anche del voto basata sul doppio populismo: quello renziano e quello grillino. A me pare più corretto dire che si vanno formando due popoli: quello delle oligarchie e delle élite e quello degli incazzati al limite del rancore e dell’odio sociale. In questa contraddizione manca la proposta di una nuova dignità popolare e democratica.

Possono Si e il congresso diventare il luogo aperto, inclusivo di questo approccio ? Suggerisco tre titoli per dare concretezza a questo spazio. Primo, fare un soggetto di sinistra senza evocarne la parola che oggi suona ideologica. È casuale che le esperienze migliori delle amministrative non hanno avuto bisogno di questa autodefinizione? Secondo, immigrazione ed Europa: basta il solidarismo di fronte agli effetti devastanti della crisi? Affrontando questi temi senza un approccio sociale nuovo lasceremo campo libero ad un razzismo popolare pericoloso e inquietante. Terzo, reddito, mutualismo, ecologia sociale e lavoro: non sono temi cruciali di una nuova dignità popolare su cui organizzare una proposta per rompere la gabbia dei due popoli e/o populismi?

Certo, resta il tema delle alleanze soprattutto in una stagione in cui i popoli non producono movimenti capaci di cambiare i rapporti di forza. La fine del centrosinistra non significa che una nuova formazione non debba indicare una proposta di alleanze.
Intanto c è il referendum: se vince il no va in crisi strutturale il Pd e il renzismo: possiamo mettere in campo la proposta che definisca una nuova alleanza progressista e democratica per il governo del paese individuando subito cinque punti chiari di rottura con l’austerità? Possiamo rivolgere questa sfida positiva anche al M5S le cui contraddizioni aumentano, come dimostra la vicenda romana?

Ascolto con attenzione molte affermazioni ma sento poca capacità di ascolto reciproco. La necessità di in nuovo soggetto della sinistra non può essere un fatto burocratico senza spinta di passioni, idee e lotta politica in una dimensione finalmente popolare. Per questo bisogna aprire porte e finestre al processo costitutivo. Siamo ancora in tempo per correggere. E se necessario cambiare tutto senza tornare indietro.

*Coordinatore Sel Roma