«Cambiare la riforma Fornero è una emergenza democratica»
Intervista a Carla Cantone (Spi Cgil) «Poletti e Boeri si sbrighino, siamo stanchi di promesse». «Sì alla flessibilità in uscita, ma senza penalizzazioni». «La coalizione sociale di Landini? Arriva secondo, noi la facciamo da anni sul territorio»
Intervista a Carla Cantone (Spi Cgil) «Poletti e Boeri si sbrighino, siamo stanchi di promesse». «Sì alla flessibilità in uscita, ma senza penalizzazioni». «La coalizione sociale di Landini? Arriva secondo, noi la facciamo da anni sul territorio»
«È giunto il momento di mettere mano alla riforma Fornero sul serio, è democraticamente indispensabile». Carla Cantone, segretario dello Spi, vuole portare a casa in fretta risultati per i quasi 3 milioni di pensionati della Cgil che a fine mese vedono erodere mese dopo mese i loro miseri assegni.
Cantone, quali sono le vostre richieste a Poletti?
La piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil parte da fisco e pensioni, ricominciamo da lì, su tutti e due i fronti. La Fornero ha rovinato migliaia e migliaia di famiglie e lavoratori, allungando oltre ogni limite di sostenibilità l’età pensionabile, in particolare per alcune mansioni. In più se si mantiene la Fornero, nei prossimi anni aumenteranno gli esodati perché con la crisi migliaia di cinquantenni hanno perso il lavoro e se si lavora fino a 70 anni i giovani fanno fatica ad entrare. Infine, c’è il problema coefficienti: la riforma li abbassa e la pensione minima continuerà a scendere sotto i 500 euro creando un problema soprattutto alle donne e specialmente al Sud. Per tutte queste ragioni è democraticamente indispensabile cambiare, e in fretta, la Fornero.
Le cose però sembrano muoversi. Il governo finora aveva sempre negato che le pensioni fossero una priorità. Ora il ministro Poletti parla di «emergenza sociale» e annuncia di voler convocare i sindacati.
Noi chiediamo che la convocazione arrivi in fretta. E rispetto a quello che dirà Poletti decideremo unitariamente se e quali mobilitazioni mettere in campo. Vogliamo impegni precisi, di promesse, dall’allargamento degli 80 euro in poi, ne abbiamo già avute abbastanza.
In campo c’è la proposta Damiano: flessibilità in uscita che permetta di andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni con una penalizzazione del 2 per cento annuo a partire da chi ne ha 62.
Io credo che i lavoratori e lavoratrici non si meritano alcuna penalizzazione e che serve una soluzione in tempi non eterni perché abbiamo già perso fin troppo tempo.
Sulla flessibilità in uscita sembra spingere anche il neo presidente dell’Inps Tito Boeri. Che cosa ne pensa della sua nomina?
Boeri è una persona che stimo. Credo però che prima di tutto debba mettere un po’ d’ordine nell’organizzazione dell’Inps e sul tema dell’evasione contributiva che viene compiuta per primi dallo Stato stesso e dalle amministrazioni locali. Sulle pensioni invece bisogna salvaguardare lavoratrici e lavoratori che hanno maturato la pensione da lavoro, tramite i contributi regolarmente versati, senza proporre di penalizzare anche loro. Più che cancellare la legge precedente, Boeri dovrebbe casomai verificare quali sono i soggetti che usufruiscono di pensioni veramente d’oro, quelli che prendono 3 o 4 assegni, spesso regalati e affrontare il tema dei vitalizi. Poi gli chiedo di aiutarci per una questione che il sindacato chiede da anni: dividere finalmente assistenza da previdenza. E infine una cosa pratica ma fondamentale per tantissimi pensionati: da due anni l’Inps non invia più la cosiddetta “busta paga”, lasciando tutto on-line, togliendo a molti di loro la possibilità di conoscere la propria situazione su carta. Di tutte queste cose comunque sono sicuro che parleremo presto con il presidente Boeri nell’incontro che abbiamo chiesto unitariamente come sindacati dei pensionati.
Se voi “pensionati” siete uniti, le confederazioni sembrano procedere in ordine sparso: la Cisl non ha fatto lo sciopero generale e sul Jobs act è più morbida di Cgil e Uil.
Proprio la piattaforma su fisco e pensioni può essere lo strumento per ricomporsi. Per i pensionati è fondamentale perché non solo non hanno avuto gli 80 euro ma, per effetto delle decisioni dei vari governi, non c’è piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni che infatti negli ultimi 15 anni è sceso del 35 per cento. Con i pensionati il fisco è particolarmente iniquo e ingiusto: per questo chiediamo anche di equiparare la “No tax area” che per i lavoratori è fissata a 8.200 euro mentre per i pensionati si ferma a 7.800. Quando parlo con ministri e sottosegretari sono d’accordo con me nel definirla una vera ingiustizia salvo poi comportarsi al contrario. Così come è un ingiustizia non avere una legge sulla non autosufficienza e sono una vergogna le liste d’attesa nella sanità. Cose che noi, come Spi, combattiamo con la contrattazione sociale e territoriale.
A proposito di contrattazione sociale, cosa ne pensa della proposta di «coalizione sociale» del suo amico Maurizio Landini?
Maurizio è arrivato secondo. Perché noi dello Spi la coalizione sociale la portiamo avanti da anni: per noi significa lavorare con le associazioni che operano sul territorio per ottenere risultati sociali fondamentali sul lavoro, l’ambiente, la sanità, i trasporti. Per noi la primavera dei diritti è iniziata tanti anni fa e non è mai conclusa: tenere assieme i diritti del lavoro con quelli di cittadinanza.
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