In Messico, passa la voce della piazza, almeno su un punto: la partenza del governatore dello stato di Guerrero, Angel Aguirre Rivero, considerato responsabile politico della mattanza di Iguala. I fatti sono ormai emersi all’attenzione internazionale e le manifestazioni di solidarietà si ripetono da un lato all’altro del mondo. Il 26 settembre, un gruppo di studenti «normalistas», così chiamati per la provenienza dell’istituto rurale a cui appartengono, è stato brutalmente aggredito dall’azione congiunta di gruppi mafiosi e polizia. Alcuni ragazzi sono stati uccisi e 43 risultano da allora scomparsi.

Da quel giorno, si ripetono le manifestazioni, le prese di posizioni internazionali e le pressioni sul governo neoliberista di Enrique Peña Nieto affinché ponga fine all’impunità. Una situazione ormai insostenibile anche in un paese in cui l’intreccio perverso tra mafie e politica è considerato un dato intrinseco che rende impossibile ogni cambio di sistema. E alla fine, almeno una vittoria i manifestanti l’hanno ottenuta. Il governatore Aguirre (del Partido de la Revolucion Democratica – Prd -), noto anche per il suo ruolo in altre precedenti azioni repressive, giovedì scorso ha chiesto un permesso di 30 giorni per allontanarsi dall’incarico a seguito della pressione della piazza. Stessa cosa aveva fatto il sindaco di Iguala, José Luis Abarca, che ha ordinato l’attacco agli studenti, evidentemente colluso con la banda mafiosa dei Guerreros Unidos. Abarca ne ha approfittato per darsi alla fuga, inseguito da un mandato di cattura. Aguirre ha ammesso con la stampa di essere stato al corrente di quanto succedeva a Iguala, ma di aver provato a mettersi in contatto con il sindaco senza riuscirvi.

Sabato, l’Assemblea nacional popular de Mexico, che ha sede nella Escuela Normal Rural «Raul Isidro Burgos» di Ayotzinapa, a Iguala (nel Guerrero), l’istituto a cui appartengono i 43 studenti scomparsi, ha chiesto che il prossimo governatore a interim fosse un rappresentante della società civile e non un militante di qualche partito politico. E si è detta disposta a proporre alcuni nomi. Dopo la riunione, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di 73 organizzazioni studentesche e della società civile di tutto il paese, gli studenti hanno reso nota l’agenda di protesta per i prossimi giorni per chiedere la ricomparsa dei 43 ragazzi. E in questi giorni hanno bloccato strade e aeroporti, mentre le famiglie degli scomparsi hanno dato un ultimatum al governo: «siamo disposti anche a rischiare la vita per ritrovare i nostri figli», hanno detto. Da oggi e per tre giorni è stato dichiarato uno sciopero a livello nazionale con l’appoggio della sinistra di alternativa.

L’Assemblea nacional è stata creata lo scorso 15 ottobre da 53 organizzazioni sociali e studentesche di tutto il Messico.
Come governatore a interim è stato eletto Rogelio Ortega Martinez (con 39 voti a favore, 6 contrari e nessuna astensione): «Procederemo alla ricostruzione di Guerrero, in pace e armonia», ha detto Martinez. Poi ha promesso chesi adopererà per favorire una commissione per la verità voluta dagli studenti e che affronterà il tema dei leader delle proteste sociali in carcere senza prove. E ha chiesto al presidente di far chiarezza sui fatti di Iguala e di adoperarsi affinché la ricerca dei ragazzi scomparsi porti a buon fine. «Non possiamo più camminare a testa alta se non troviamo i responsabili materiali e intellettuali di questo massacro», ha detto ancora Martinez. Intanto, il governo si profonde in rassicurazioni, promettendo che lavorerà affinché «mai più vi siano governanti come quello di Iguala».

Per i fatti di Iguala sono stati arrestati poliziotti e esponenti dei Guerreros Unidos, le cui confessioni hanno permesso di scoprire diverse fosse comuni. Secondo le testimonianze, almeno un gruppo di 17 studenti è stato consegnato ai banditi che li hanno uccisi e bruciati. Finora, però, i resti carbonizzati non risultano essere quelli degli studenti.