Valerio Cordiner, professore associato di Letteratura francese e membro del comitato Sapienza per la Palestina, martedì era nel corteo. Cos’è successo?
Dico quello che ho visto. Non ho assistito agli eventi fuori dalla città universitaria ma dentro ci sono stato fin dal primo minuto. Era un corteo tranquillo, composto per lo più da ragazze, non c’erano katanga, non c’era il servizio d’ordine.

Un ragazzo libanese è stato arrestato per aver vandalizzato un’auto della polizia.
Indossava la kefiah ed era il più scuro di pelle. Ha saltellato su una vecchia Punto, non identificabile come auto della polizia, peraltro in contravvenzione.

In che senso?
Ci sono tre ingressi al rettorato. Il primo è chiuso per lavori, il secondo era presidiato da agenti. Il terzo completamente sbarrato da tre auto che non potevano parcheggiare lì: in quel momento stavano ostruendo l’unica entrata praticabile. Sono responsabile sicurezza del dipartimento: è una scelta dissennata barricare una via di fuga.

Lì ci sono stati scontri.
Un momento breve che aveva il carattere di recita simbolica sia da parte degli studenti che dei poliziotti: la polizia non ha usato manganelli, gli studenti erano a volto scoperto e mani nude, disarmati. Subito dopo, però, è stato messo un ulteriore sbarramento.

Allora come si spiega quello che è successo?
Una catena di errori con precise responsabilità. Il primo è stato la scelta di militarizzare La Sapienza per la presentazione di un’interrogazione su un tema, giusto o sbagliato che fosse. L’università viene presentata come un luogo di confronto, invece era sbarrata. Tutto si sarebbe potuto evitare se, non dico gli studenti, ma almeno noi anziani docenti fossimo stati in qualche modo interpellati. Si poteva anche non votare la mozione ma convocare per 5 minuti qualche professore firmatario, forse avrebbe evitato che la situazione si esasperasse.

Meloni ha parlato di «devastazioni, aggressioni, assalti».
Ho visto solo lanci di palline di carta, strattonamenti, ragazzi che battevano le mani su vecchie auto, questo è quanto. L’unico reato erano quelle auto in contravvenzione. Non credo che si possa essere arrestati per aver saltellato sul tetto di una macchina. Allo stadio quanti ne dovrebbero arrestare?

Per la questura 27 agenti feriti
Forse fuori, dentro ci sarà stata al massimo qualche unghia spezzata. Ma c’è un episodio estremamente sgradevole.

Quale?
Quando gli studenti si sono riuniti a Scienze Politiche, sotto al rettorato sono rimaste solo le due studentesse incatenate con un gruppo di amiche. Io e altri docenti abbiamo sentito le ragazze urlare. Un uomo in borghese, che non si è mai qualificato né ha esibito il tesserino, le stava strattonando e insultando con la scusa che doveva fare dei rilievi. Sono stato costretto a intervenire per dirgli che non era allo stadio Olimpico ma in una venerabile istituzione e non si doveva permettere di mettere le mani addosso alle studentesse. Il tono della discussione si è alzato finché non è intervenuto l’ufficiale di piazza intimandogli di smetterla e portarlo via. Abbiamo avuto la percezione che questo signore non avesse rapporti con gli agenti.

Che idea si è fatto?
Sono stati calpestati la libertà di espressione e circolazione, l’incolumità fisica, la sicurezza e soprattutto la reputazione dell’Università: i ragazzi sono sotto la nostra responsabilità, non possiamo permettere che sia torto loro un capello e non possiamo offrire l’immagine di un ateneo putiniano.