Lavoro

Call center, il Jobs Act licenzia 7 mila operatori

Call center, il Jobs Act licenzia 7 mila operatori#iosonoalmaviva, la campagna sui social dei dipendenti del maggiore gruppo italiano dei call center

L'allarme Sono gli attuali dipendenti che verranno rimpiazzati da nuovi meno costosi, assunti con gli incentivi. Grazie al cambio di commesse negli appalti. Ben 4 mila rischiano in Almaviva, altri 1590 in Infocontact. Ma sono interessati anche i servizi di Marino e Pisapia. La mobilitazione della Cgil

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 8 marzo 2015

Da ieri è in vigore il Jobs Act, con il suo contratto a tutele crescenti: ma se per alcuni potrebbe essere la chiave per nuove assunzioni, per tanti altri è quasi certo che arriverà il licenziamento. L’allarme è scattato in tutti quei settori dove si opera per appalti: le aziende al cambio commessa metteranno in esubero i vecchi dipendenti, e potranno assurmerne di nuovi, molto meno costosi, grazie agli incentivi messi a disposizione dal governo con la legge di stabilità. I call center sono più che esposti: secondo la Cgil sono 7 mila i lavoratori ad altissimo rischio di sostituzione nei prossimi mesi, e per il momento purtroppo non si vede nessuna via d’uscita.

Il conto è presto fatto: nella sola Almaviva rischia di saltare quasi la metà delle attuali 9 mila postazioni. Nel maggior gruppo italiano, che meritoriamente si è impegnato a non spostare lavoro all’estero, i costi dei dipendenti infatti si sono rivelati troppo alti rispetto ai ribassi possibili grazie a Jobs Act/legge di stabilità e alle delocalizzazioni. «Al momento c’è una solidarietà al 20%, pari a circa 1800 esuberi – spiega Michele Azzola, segretario nazionale Scl Cgil – Se aggiungiamo i 1500 legati alla commessa Wind, finora di incerta assegnazione, i 270 dello 060606 del Comune di Roma e i circa 200 del Comune di Milano, arriviamo a circa 4 mila lavoratori in bilico». #iosonoalmaviva la campagna sui social.

Altri 3 mila operatori ugualmente a rischio si distribuiscono tra la Calabria (1590 cuffiette Infocontact), Palermo (400 di 4U), Livorno (500 di People Care) e Milano (500 di E-Care). Ciascuna commessa fa storia a sé, ma come vedremo ad esempio nel caso di Almaviva, si tratta sempre di lavoratori dipendenti già da diversi anni che verranno molto probabilmente messi in mobilità e sostituiti da personale assunto all’estero o, se in Italia, grazie al contratto a tutele crescenti.

I 270 operatori dello 060606 del Comune di Roma sono da 6 anni addetti alla commessa, gestita fino al 30 marzo prossimo da Almaviva, hanno fatto appello fino all’ultimo all’amministrazione e al sindaco Ignazio Marino, ma finora senza ottenere risposte: «Ci avevano detto che nel bando avrebbero inserito una clausola sociale, che imponesse al vincitore della gara di assumerci – spiega Massimiliano Montesi, Rsu Scl Cgil – Ma non è stato fatto. Adesso la commessa è stata assegnata a un consorzio tra gruppo Abramo e Telecom, che se l’è aggiudicata grazie a un ribasso di ben il 33% rispetto al prezzo di partenza. Ma Abramo opera già in Albania per il 119 Telecom, e se pure scegliesse di prendere alcuni in Italia con gli attuali incentivi, riuscirebbe ad avere nuovi dipendenti che costano il 30-40% in meno rispetto a noi». Per sensibilizzare il Comune, i lavoratori dello 060606 sciopereranno e manifesteranno martedì sotto il Campidoglio, proprio nel giorno in cui l’amministrazione incontrerà Abramo.

Ugualmente tentata dal “rimpiazzo” sarebbe la Wind, che grazie a incentivi e delocalizzazioni assicurati da nuove aziende, potrebbe risparmiare parecchio rispetto agli attuali 1500 operatori distribuiti tra i call center Almaviva di Palermo, Catania e Milano. E se pure Almaviva architettasse sistemi di risparmio per potersi tenere la commessa (ad esempio scegliendo di cominciare a delocalizzare massicciamente, pur di restare competitiva), per i 1500 si profilerebbe comunque un futuro di mobilità.

«Con il Jobs Act magari si moltiplicheranno le assunzioni, grazie agli incentivi, e il premier Renzi e il ministro Poletti potranno vantarsene – riprende Azzola, della Slc Cgil – ma noi chiediamo al governo che fine faranno gli attuali dipendenti, ritenuti ormai non più “competitivi”. E non parliamo di studenti venticinquenni al primo impiego: sono operatori quarantenni con famiglia, figli e mutui a carico».

Nessuna risposta dal sindaco Marino, né da Giuliano Pisapia, per i call center dei due comuni. Mentre la ministra dello Sviluppo Federica Guidi ha cercato di rassicurare affermando che «esiste un tavolo tecnico sul settore» e che «si sta applicando la legge sul 2012 per la privacy e contro le delocalizzazioni». «Tutto falso: quel tavolo non si è mai riunito e quella legge è disapplicata – replica amaro Azzola – Ma così è fatta l’Italia: basta dire una cosa in tv e automaticamente appare vera».

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