Il peculiare attivismo post elettorale del ministro Carlo Calenda rischia di potarsi dietro un annuncio che metterà in subbuglio milioni di italiani. La mappa dei siti idonei al deposito nazionale delle scorie radioattive dovrebbe arrivare a giorni.

DIMENTICATA PER MESI E MESI dal governo e annunciata dallo stesso Calenda – come la vendita di Alitalia e quella dell’Ilva – prima delle elezioni, è ricomparsa di colpo ieri mattina, nella sorpresa generale, in una dichiarazione del ministro a margine della presentazione del rapporto Gse (gestore servizi energetici).

IL DECRETO PER LA CNAPI (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee per localizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi) dovrebbe essere pronto «entro la prossima settimana – assicura Calenda -. Il documento ci sta arrivando. Ha fatto delle correzioni l’Ispra e le ha rimandate al ministero dell’Ambiente, che ora deve rimandarla a noi. Appena lo fara’, faremo il decreto ministeriale Ambiente-Sviluppo».
L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha trasmesso, nei primi giorni di marzo, ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico un aggiornamento della Carta dei siti idonei. Quest’ultima è predisposta dalla Sogin, la società incaricata della dismissione degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Che in teoria doveva presentare la sua proposta già tre anni fa.

IN PASSATO SONO BASTATE VOCI o riferimenti allusivi per mettere in allarme interi comuni – come quello di Scanzano Jonico (in provincia di Matera) – o un’intera regione – come la Sardegna. L’associazione “ScanZiamo le scorie” (nata dalla protesta del 2003 della cittadina della Basilicata) annuncia comunque già che «si opporrà con forza al percorso che si intraprenderà» sottolineando come «il governo deve ancora rispondere su qual è il programma per la gestione dei rifiuti nucleari e l’Italia è in procedura di infrazione europea ma pensa già dove volerle mettere».

IN REALTÀ I 16 CRITERI esclusivi – dal rischio sismico a quello idrogeologico, alla vicinanza a centri urbani, mare e vie di comunicazione e pendenza del terreno – avrebbe portato la Sogin ad escludere il 99,9 del territorio italiano. Il restante 0,1 per cento non è però piccolo e sarebbe suddiviso su tutta la penisola sebbene in buona parte sarebbe concentrato nella pianura padana.
La partita è in gran parte economica: per sotterrare 90mila metri cubi di rifiuti per 300 anni il costo stimato è di 1,5 miliardi. E la Sogin non è stata esente da scandali in passato.

IL DOCUMENTO È TOP SECRET e le precauzioni per evitare una sua prematura diffusione sono molto strette.
La Sogin, ha spiegato l’Ispra sul suo sito, ha fatto alcune modifiche alla sua proposta di Cnapi del 2015, a causa di aggiornamenti ai database usati. Queste modifiche hanno reso necessario un nuovo controllo da parte dell’Ispra che ha trasmetto ai ministeri la nuova bozza della mappa, «senza formulare rilievi».

IL DECRETO È SOSTANZIALMENTE un nulla osta da parte dei ministeri. Dopo di che, Sogin potrà pubblicare su internet e sui giornali la Carta, insieme con il progetto preliminare del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Da quel momento, inizierà una fase di consultazione pubblica di circa quattro mesi. In base alle osservazioni emerse dalla consultazione pubblica, Sogin elaborerà una versione aggiornata della Carta, che verrà nuovamente sottoposta al governo che convaliderà la versione definitiva, che prenderà il nome di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai).

«È INCONCEPIBILE che un governo in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, che non esprime alcuna maggioranza parlamentare, si arroghi il diritto di indicare per decreto le aree nelle quali dovrebbero essere depositate le scorie nucleari», ha commentato la senatrice di LeU Loredana De Petris.