Conferenza stampa di fine anno della premier Meloni: nessun accenno all’autonomia differenziata e nessuna domanda sul tema. Ma il prode ministro Calderoli non ha perso l’occasione per infilare l’argomento nel flusso di notizie così ha diramato il seguente comunicato, come una sorta di memento mori: «La fase dei lavori può finalmente entrare nel vivo: il testo del disegno di legge è stato trasmesso alla presidenza del Consiglio entro la fine dell’anno e con l’ok alla manovra di bilancio c’è il via libera per la costituzione della cabina di regia per la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, su cui stiamo lavorando per renderla operativa già dal mese di gennaio».

Per poi ricordare le tappe del percorso: «Da un lato c’è l’iter parlamentare, con il disegno di legge di iniziativa governativa di attuazione dell’autonomia differenziata, che confido verrà approvato rapidamente dal Consiglio dei ministri per poi approdare in Parlamento». E ancora: «Dall’altro c’è la cabina di regia per predisporre i Dpcm che definiranno i Lep con costi e fabbisogni standard, d’intesa con la Conferenza unificata e con il parere parlamentare. Una volta definito il tutto, sarà la volta delle varie intese con le singole regioni. Anche le intese passeranno dall’approvazione delle Camere». L’approvazione consiste in una ratifica cioè preclude al Parlamento la possibilità di modificare un testo deciso tra governo e singoli territori. Ma non è l’unica sgrammaticatura.

«Trasmettere il testo del ddl al Consiglio dei ministri è una grave scorrettezza di Calderoli. Lo porti prima in Conferenza Stato-Regioni e in Conferenza unificata per un doveroso confronto istituzionale» ha scritto ieri sui social Elly Schlein, in corsa per la segreteria Pd contro Stefano Bonaccini che, seppure adesso in sordina, ha appoggiato fin dall’inizio la riforma. In casa dem, sempre lato Schlein, Francesco Boccia (che pure da ministro ha portato avanti il tema) ha argomentato la critica: «Il ministro sa che in Italia le riforme riguardanti gli assetti istituzionali seguono iter di confronto preventivo con gli altri livelli istituzionali? Non ci risulta che il disegno di legge sia mai approdato in Conferenza Stato – Regioni o in Conferenza unificata, così come non ci risulta che in Conferenza delle Regioni sia mai stata discussa questa nuova proposta del governo. La destra ritiene di affrontare con questa arroganza le riforme? Il presidente della Conferenza della Regioni era informato o è stato ignorato come tutti gli altri presidenti di Regione? Questa è anche la posizione di Meloni?».

Di note stonate ce ne sono anche altre. Ancora dai dem Cecilia D’Elia: «Il governo intende attuare l’autonomia espropriando il Parlamento, visto che l’adozione dei Lep viene demandata a Dpcm». E Piero De Luca: «Sulla definizione dei Lep, nonostante le nostre richieste emendative in Legge di bilancio, il Parlamento è stato completamente esautorato e non sono state previste le risorse per colmare i divari territoriali esistenti». Il capogruppo di Verdi e Sinistra nella commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti: «Calderoli vuole subito la cabina di regia ma i Lep non sono affare del governo. Non si può andare avanti con i ricatti».

Se dal Veneto è arrivato il commento entusiasta di Zaia, dalla Campania De Luca ha aggiornato la strategia: prima ha lanciato la sfida chiedendo di sedersi al tavolo a contrattare, poi è diventato acerrimo nemico dell’autonomia e, infine, avendo scelto Bonaccini al congresso dem, ha ammorbidito i toni. Ieri però non ha rinunciato a una frecciata: «Approvare la riforma entro il 2023 mi pare complicato, in ogni caso dobbiamo essere dei pacifici guerrieri: aperti al dialogo ma pronti a combattere. Se qualcuno immagina di prendere i residui fiscali e trattenerli nel Nord, sappia che faremo una battaglia durissima».

Dura la nota dell’intersindacale dei medici del servizio pubblico che rilancia le mobilitazioni: «Le dichiarazioni di Calderoli sono la ciliegina su una torta avvelenata, che si sta preparando a scapito della salute pubblica. Una sanità che continua nel suo percorso di privatizzazione, in cui l’autonomia differenziata contribuirà a definire livelli di assistenza diversi in regioni diverse. I cittadini si preparino al peggio». La replica del ministro rivela l’ennesimo nervo scoperto: «Mi sfugge il motivo per cui abbiano deciso di scagliarsi con tale impeto contro quella che definiscono ‘una torta avvelenata’ senza consapevolezza dell’argomento, dato che il testo non è ancora stato reso pubblico».