Il calcio del prossimo triennio senza tv, almeno per ora. Non è andata deserta – come lo scorso ottobre – ma l’asta per la vendita dei diritti audiotelevisivi 2018-2021 di Serie A, è stata ben al di sotto della soglia minima di un miliardo di euro per la cessione del pacchetto complessivo. All’apertura, c’erano cinque buste presentate dai competitor alla Lega Serie A, con Sky che avrebbe presentato un’offerta per il pacchetto A (prezzo minimo, 260 mln di euro), ovvero le partite delle otto squadre più importanti del campionato, per il satellitare, oltre a quello C (stesso contenuto ma per il web) e anche per D1 e D2, quindi le partite delle altre 12 squadre, oltre che per i diritti accessori di A e D1-D2.

Ma al tavolo si sono presentate anche Mediaset e Italia Way, per il pacchetto B (stesso contenuto di A per il digitale terrestre, 260 mln di euro) ma anche Tim e Perform che avrebbero presentato una busta per il pacchetto C (160 mln di euro. Poi c’è il Platinum ABC, con i diritti accessori destinato a uno solo degli assegnatari di A,B,C, con base d’asta da 60 mln di euro. Con il risultato che il miliardo sperato dai club della Lega Serie A è risultato una chimera, perché dalle buste sono spuntate offerte con somme inferiori di 200 milioni. Ed ora? Il commissario della Lega, Carlo Tavecchio annuncia che dopo l’assemblea dei club: «all’unanimità ha deliberato di non accettare alcuna offerta e dar corso alla trattativa privata». Per la gioia di Sky e Mediaset.+

I due colossi delle pay tv possono giocarsi la partita su basi diverse dai prezzi d’asta. Due i fattori a favore: dalla cessione dei diritti esteri già avvenuta a Img per 371 milioni di euro all’assenza dalla partita di Amazon, Verizon, Twitter. I colossi dello streamin non vedono grandi ritorni per un prodotto che, riferiscono stime di mercato, sta portando più persone negli stadi ma meno al rinnovo dell’abbonamento in pay per view.