Nelle ultime 24 ore sono stati registrati poco più di diecimila nuovi casi positivi al coronavirus e 207 decessi. Il miglioramento graduale ma uniforme della situazione epidemiologica cancella le zone rosse dalla mappa del rischio: da lunedì 10 tutta l’Italia sarà “gialla”, tranne Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta ancora in arancione.

NELL’ULTIMA SETTIMANA, sia i nuovi casi che i decessi sono tornati ai livelli di fine ottobre 2020. Merito delle restrizioni e delle vaccinazioni che, come mostrano i grafici della fondazione Gimbe viaggiano a un ritmo medio di 450 mila vaccinazioni al giorno. Non è ancora il mezzo milione inizialmente promesso dal commissario Figliuolo per la fine di aprile ma poco ci manca. La crescente immunità tra gli anziani fa calare l’età media dei contagiati a 41 anni e quella dei ricoverati a 65 anni. Lo riferisce il report settimanale della cabina di regia ISS-Ministero della salute.

L’incidenza del virus scende a 127 nuovi casi ogni centomila abitanti negli ultimi sette giorni, cioè 19 in meno di una settimana fa. L’unica fascia di età in cui l’epidemia accelera è ancora quella 0-9 anni, e in particolare nel segmento 3-5: dopo la riapertura delle scuole era una delle meno colpite, oggi è quella con l’incidenza più alta, circa 200 casi ogni centomila abitanti in sette giorni. Confortano i tassi di occupazione degli ospedali, con le terapie intensive e i reparti ordinari finalmente al di sotto delle soglie critiche (ma non in Puglia, Toscana, Lombardia e Marche).

A LIVELLO NAZIONALE l’indice di trasmissione Rt sale a 0,89, poco sopra lo 0,85 dell’ultimo monitoraggio. Gli opposti andamenti dell’indice Rt e dell’incidenza non sono in contraddizione: finché rimane sotto la soglia 1, Rt indica una diminuzione dei casi. Il suo piccolo aumento dunque significa che l’epidemia continua a calare di intensità, ma con una discesa meno ripida. Alle regioni però il sistema di valutazione del rischio in cui Rt ha un peso preponderante va sempre più stretto. Le ragioni sono spiegate efficacemente dal presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. «Quando c’è una incidenza bassa il rischio è che pochi contagi in più facciano schizzare in alto l’indice» spiega l’esponente leghista. «Ad agosto 2020 abbiamo raggiunto il 3 di Rt perché siamo passati da 4 a 18 contagi. Ma una cosa è passare da 2000 a 4000, che significa una diffusione importante, mentre invece da 4 a 18 il pericolo non esiste». Con l’approssimarsi dell’estate, i governatori temono che una manciata di casi porti a chiusure e restrizioni rovinando la stagione turistica. Con Fedriga anche il presidente emiliano dem Stefano Bonaccini, che propone di guardare ai dati dei ricoveri piuttosto che a quelli dei contagi. È però un segnale in ritardo per rilevare i focolai, perché la curva dei ricoveri è sfasata di 7-10 giorni sui contagi.

Il presidente dell’Istituto di Superiore di Sanità Silvio Brusaferro difende il sistema di monitoraggio attuale: «L’indice Rt è un indicatore molto sensibile di un cambiamento di scenario e finora ha funzionato». Ma concorda che «la nuova fase richieda un modello di sorveglianza modificato» e annuncia imminenti cambiamenti al sistema dei 21 parametri usato per assegnare i colori, sul quale già da marzo è al lavoro un tavolo tecnico tra regioni, ministero e Cts.

TRA I NUOVI NUMERI da tenere sotto controllo ci sarà il tasso di vaccinazioni nelle diverse regioni. Visti gli effetti positivi, il direttore della prevenzione al ministero della salute Gianni Rezza non esclude che si possa tornare a vaccinare anche le persone con meno di sessant’anni con i vaccini a vettore virale AstraZeneca e Johnson & Johnson sull’esempio inglese «dove sono stati ottenuti risultati straordinari». D’altronde, spiega, questi vaccini sono approvati per tutte le fasce di età e l’uso negli over 60 è solo “preferenziale”, una scelta precauzionale compiuta dopo la rilevazione di trombosi rare (circa un caso ogni centomila vaccinazioni). L’Italia potrebbe seguire la Germania, che da giovedì ha rimosso i limiti di età per i due vaccini.
Il tema è caldissimo. Proprio in questi giorni sta iniziando la somministrazione delle seconde dosi del vaccino AstraZeneca nel personale di scuola e università e tra i vaccinandi c’è apprensione. Dal Regno Unito però arrivano dati rassicuranti sulla seconda dose: su 5,9 milioni di richiami del vaccino, sono stati segnalati solo 6 casi di trombosi anomale. Con questi numeri, il rischio di reazioni gravi dopo la seconda dose risulterebbe di circa un caso su un milione, dieci volte inferiore rispetto alla prima.

IERI L’AGENZIA EUROPEA DEL FARMACO (Ema) ha esaminato anche le possibili reazioni avverse dei vaccini a Rna messaggero. Secondo l’Ema c’è «almeno una ragionevole possibilità di un rapporto causale tra la vaccinazione Pfizer e le segnalazioni di rigonfiamento facciale» in chi ha fatto uso in passato di iniezioni di “filler cutanei”, trattamenti antirughe piuttosto comuni. Non ci sono per ora evidenze che correlino la vaccinazione ad alcuni casi di miocardite e pericardite (infiammazioni a carico dei tessuti cardiaci) segnalati la vaccinazione Pfizer ma sono in corso approfondimenti.