Sarà Election day. Nel risiko tra perdenti che sembrano diventate le regionali in Calabria ci pensa il presidente Mario Oliverio a levare tutti dall’impasse. «Proporrò al Viminale il 26 gennaio come data elettorale». Si voterà, dunque, tra ottanta giorni in Calabria e in Emilia-Romagna. Come il 23 novembre di cinque anni fa. Ma ora è tutta un’altra musica.

LO SPARTITO LO SUONA la destra e tutti gli altri paiono tanti piccoli orchestrali. A dirla tutta, Oliverio avrebbe potuto giocare d’anticipo e indire anzitempo le elezioni: il 15 dicembre o il 12 gennaio. Ma a lui lo stallo conviene. Più si protrae la partita a scacchi tra Pd e grillini e più ha tempo di tessere la tela, di costruire il suo futuro. Probabilmente sotto i vessilli di Renzi. La strategia entrista dei renziani prevede di non partecipare alle regionali, di mimetizzarsi in altre liste. L’area che fa riferimento a Oliverio, a Nicola Adamo e alla moglie-deputata Enza Bruna Bossio, oltre al gruppo di Enzo e Flora Sculco (incluso il sindaco di Crotone, Ugo Pugliese), sono dati in avvicinamento a Italia Viva. Non ci fossero state le elezioni di mezzo, il passaggio ci sarebbe già stato. Ora, invece, bisogna aspettare che si chiudano i seggi.

NELLE SCORSE SETTIMANE due circoli renziani, nella provincia di Crotone, erano già belli e pronti. Ma dall’alto è arrivato l’ordine di rinviare il taglio del nastro. Si dice sia stato Giancarlo Devona, crotonese e segretario particolare di Oliverio, a suggerirlo. E, comunque, gli indizi che portano Oliverio nelle braccia di Renzi sono tanti, precisi e concordanti. Anche nel linguaggio. «Vi aspetto tutti alla Leopolda calabrese, ho tante cose da dirvi» aveva esortato i cronisti.
ECCOLO, DUNQUE, OLIVERIO presentarsi in un capannone dell’area industriale di Lamezia, per annunciare la data del voto e lanciare strali contro il Nazareno. «Il centrosinistra calabrese è quello che oggi è qui. Sono presenti tutte le forze riformiste, liberali, laiche, socialiste e democratiche». Si respira un certo entusiasmo. «Siamo in trecento», si sgolano dall’inner circle. Si dice che i manifesti per la campagna elettorale in solitaria siano già in stampa. Ad organizzarla sarebbe Luigi Incarnato. Che poi è il segretario organizzativo nazionale del Psi, quel partito che ha consentito a Renzi di costituire il gruppo in Senato. Insomma, il contesto è quello.

OLIVERIO SA CHE I DEM lo hanno scaricato e in malo modo. La settimana scorsa si aggirava in Transatlantico cercando sponde tra i deputati del suo (ex?) partito. Tutto inutile. La nota ufficiale vergata Nicola Oddati, responsabile per il Sud, è inappellabile: «Oliverio non unisce il partito, non garantisce una coalizione competitiva, non assicura rinnovamento». In due parole: Oliverio? No grazie. Il presidente ha mezzo Pd con sé (a partire dalla potente federazione cosentina) e i dem sono lacerati al loro interno sulla tattica. Si arrovellano su «profili civici», «specchiati», con storie professionali «autorevoli», nel solco della «discontinuità». Ed è una mossa utile a far riavvicinare i pentastellati che per un po’ continueranno con il refrain: «Mai con il Pd». Ma poi alla fine potrebbero cedere.

LA ROSA DEI NOMI presenta figure come Giuseppe Gualtieri, super poliziotto e attuale prefetto di Vibo, e come Florindo Rubbettino, il patron dell’omonima casa editrice. Nel mazzo di carte potrebbe però spuntarla Maurizio Talarico, mister cravatta. Il tutto senza perder di vista Pippo Callipo, imprenditore nel commercio del tonno, assai gradito al M5S. Callipo in 10 anni ha galleggiato tra Di Pietro, Meloni e ora veleggia verso i grillini.

NEANCHE LA DESTRA, forte nei sondaggi, ha ancora un candidato. Nella spartizione delle candidature, la Calabria spetta a Forza Italia. Ma nelle fila azzurre è in atto un derby tra sindaci: il cosentino Mario Occhiuto versus il catanzarese Sergio Abramo. Su Occhiuto c’è, però, il veto di Salvini. «Con un comune in default e tre inchieste sul groppone non può essere il candidato giusto» dicono i leghisti. E Forza Italia, al netto di un paio di dichiarazioni al vetriolo, si è adeguata. A spuntarla potrebbe essere un altro Occhiuto, il fratello del sindaco, Roberto, vicepresidente dei deputati azzurri.

E COSÌ, AD OGGI, L’UNICO candidato in lizza è il geologo eretico Carlo Tansi a capo di una coalizione civica ed ecologista che guarda a sinistra: «Mi prendo da solo la responsabilità di una Calabria abbandonata da tutti. Pensano solo ai tatticismi e a mantenere le rendite di potere. Mentre lo spettro della Lega incombe».