«Il nostro è un laboratorio aperto. Se i partiti di centrosinistra hanno voglia di cambiare le loro liste, rinunciando anche in Calabria ai propri simboli, noi siamo pronti a cooperare con loro». Nel giorno di massima turbolenza all’interno della sua coalizione, Luigi de Magistris lancia chiari e inequivocabili messaggi al Pd, e non solo ad esso, prospettando una soluzione «emiliana», col partito di Letta che ammainerebbe il proprio vessillo.

SI CHIUDE COSÌ una settimana molto intensa sulla scena politica calabrese, apertasi con il ritiro a sorpresa della candidatura a presidente della Regione da parte di Nicola Irto che così ha scombussolato i piani in casa dem. Giovedì l’ex premier Giuseppe Conte aveva dichiarato la disponibilità al confronto del M5S: «Chiediamo a tutte le forze progressiste di dar vita a un patto di ampio respiro programmatico. Il Movimento è disposto ad aprire un tavolo per costruire un progetto che offra migliori condizioni di vita a tutti i calabresi, anche a quelli che sin qui non hanno avuto voce».

A LUIGI DE MAGISTRIS una risposta è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri da Francesco Boccia. «Con l’io non si va da nessuna parte, con l’io, io, io che sta caratterizzando ancora in questi giorni le scelte di de Magistris», ha detto ai giornalisti il responsabile Enti locali del Pd. Su mandato di Enrico Letta, Boccia, che ieri ha incontrato tra gli altri i coordinatori della campagna elettorale dei 5S, ha invece rilanciato la figura di Irto: «Sarà il nostro candidato presidente per le regionali, unisce i riformisti e i progressisti.

E sarà il nostro leader calabrese che siederà con il segretario Letta al tavolo chiesto da Conte. Il tavolo è una buona notizia per unire riformisti e progressisti e penso sarà importante per Irto sapere di esserci rappresentando il 100% del Pd calabrese e tutto il centrosinistra».

Giornata campale, quella di ieri. In poche ore, l’alleanza civica formatasi a sostegno della candidatura di de Magistris per la presidenza della regione Calabria ha perso un alleato a destra ma ne ha guadagnato uno, anzi una, a sinistra. Sulla via impervia che conduce alle elezioni d’autunno, prematuro s’interrompe l’idillio tra il sindaco di Napoli e Carlo Tansi. L’ex capo della Protezione civile calabrese, che solo tre mesi fa vedeva in «Gigino» un prezioso alleato, ieri ha annunciato il divorzio.

Nel pomeriggio, de Magistris ha tenuto a battesimo il laboratorio politico Primavera della Calabria, movimento «progressista, ecologista, femminista, europeista per la rinascita del sud», guidato da Anna Falcone, che alle regionali sarà al suo fianco.

POCHE ORE PRIMA, scambio di stilettate con Tansi. Quest’ultimo ha accusato il suo ex alleato d’averlo escluso dalla stesura del programma della coalizione e d’avergli rubato i candidati. Definendolo usurpatore del territorio, ha di fatto annunciato una candidatura indipendente. Parole velenose, inoltre, verso la scelta di camminare insieme a Mimmo Lucano: «comunista», «imbarazzante e incandidabile». L’ex sindaco di Riace ricorda allora quando fu proprio l’ex capo della Protezione civile a proporgli di candidarsi nelle sue liste.

Tansi infine non ha nascosto le motivazioni reali della sua ira: «I contatti romani tra de Magistris ed esponenti del Pd e del M5S senza che io ne fossi minimamente informato». Una conferma, questa, della possibile convergenza tra il centrosinistra e la coalizione di liste fiorite intorno al sindaco che dal canto suo ha etichettato Tansi come «instabile e immaturo».

DUNQUE ESCE TANSI ed entra Anna Falcone. «Sarà vicepresidente nella mia Giunta, quando vinceremo le regionali in Calabria», ha dichiarato de Magistris. Di famiglia socialista anticraxiana, Falcone è stata poi vice presidente del Comitato per il No nel Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Ha svolto ruolo da protagonista nella convention della sinistra che si tenne quattro anni fa nel teatro Brancaccio. È stata candidata alle ultime politiche con Liberi e Uguali. Adesso dovrà lavorare anche lei per tentare di riunire la sinistra calabrese. In tanti si chiedono se, come spesso è accaduto, ancora una volta finirà come in Highlander? Ne resterà uno solo?