Meno reddito, meno potere d’acquisto e meno risparmi. È un quadro tutto al negativo quello sulle famiglie italiane dipinto dall’Istat per il quarto trimestre dello scorso anno. Nell’ultima parte del 2018, segnala l’Istituto di statistica, il reddito disponibile ha registrato un calo dello 0,2% e la capacità di spesa è arretrata dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. In più, alla luce della contrazione della crescita registrata tra ottobre e dicembre, la pressione fiscale è aumentata rispetto al Pil, salendo al 48,8%. Per continuare a spendere, e a generare una dinamica espansiva dei consumi che pure c’è stata, gli italiani hanno dunque dovuto fare inevitabilmente ricorso a quella parte delle entrate familiari che fino a poco tempo fa tendevano ad accumulare e a mettere da parte. Con un’inversione di tendenza, obbligata dalla diminuzione del reddito, non di poco conto. Quei risparmi da popolo «formica» hanno tradizionalmente sostenuto le famiglie anche nei momenti meno rosei dell’economia e, in contrapposizione alla crescita del debito publico, hanno ridotto al minimo il debito privato degli italiani, costituendo un baluardo di resistenza persino nel giudizio delle agenzie di rating e nell’esposizione italiana sui mercati finanziari.
Nel mondo dei consumatori cresce intanto l’allarme per la condizione delle famiglie. Secondo Confesercenti il potere d’acquisto è ancora di 2 miliardi di euro inferiore rispetto al 2011. «In sette anni – denuncia l’associazione – le famiglie non sono riuscite ancora a recuperare quanto perso durante la recessione». L’Unc (Unione nazionale consumatori) parla di «paese che arretra», mentre il Codacons chiede al governo di intervenire per rilanciare la capacità di spesa.