La primavera arancione è finita. Ieri a Milano sotto la pioggia un migliaio di cittadini (molti erano a Genova per i funerali di don Gallo) ha attraversato in corteo la città per chiedere spazi. La settimana è stata segnata dallo sgombero del centro sociale Zam e dalle manganellate agli occupanti davanti a Palazzo Marino. Venerdì sera Zam ha ritrovato casa in una ex scuola in Porta Ticinese di proprietà del Comune che, però, ha subito bocciato la nuova occupazione. “Pisapia – hanno gridato ieri i manifestanti – noi c’eravamo prima di te, e ci saremo dopo di te. Tu sei di passaggio”.

 

Parole forti che cadono in un momento molto delicato per la giunta. Divisa, isolata, sotto attacco dell’opposizione, ma anche del Corriere della sera, l’amministrazione Pisapia sembra incapace di mantenere il contatto con la città che l’ha votata. I conti non tornano. Il Comune ha chiesto di prorogare i termini per l’approvazione del bilancio e limitare prossimi aumenti delle tasse e tagli ai servizi. Ma ormai non è più solo questione di fondi che mancano.

In questo clima la vicenda di Zam assume un forte valore simbolico. Il comunicato con cui Palazzo Marino ha risposto alla nuova occupazione è gelido come il vento che ieri ha sferzato il corteo: “L’ex scuola presenta problemi che la pongono a rischio di cedimenti. Questo tipo di occupazione è un reato perseguibile d’ufficio. L’Amministrazione chiede a chi si trova all’interno di uscire nel più breve tempo possibile”. Al di là del fatto che la parte a rischio non è interessata dall’occupazione, il comunicato glaciale sancisce una rottura che sarà molto difficile recuperare. Non si fa cenno a nessuna soluzione alternativa e non c’è stata neppure una telefonata da parte di quegli “amici del movimento” che grazie a questi voti stanno occupando posti importanti in Comune.

Venerdì prossimo cade il secondo anniversario della vittoria arancione. E ormai a Milano si sente l’esigenza di riaprire il dibattito per misurare il divario fra aspettative e delusioni. Un bilancio ben più ostico di quello che riguarda i conti, ma indispensabile, se sei vuole evitare che questa esperienza finisca in un fallimento. Sta alla giunta decidere se vuole accettare la sfida aprendosi alla città o preferisce arroccarsi nel palazzo.