Lo sguardo consapevole delle donne sul mondo è al centro dell’11° edizione del Ca’Foscari Short Film Festival che vivrà dal 6 al 9 ottobre la città di Venezia in modo diffuso portando le opere in programma in undici location differenti come il Museo del ‘900, la Fondazione Querini Stampalia, la Casa del Cinema e il CEA – Concilio Europeo dell’arte. Come riassume il manifesto disegnato per il secondo anno consecutivo da Lorenzo Mattotti, dove una donna dagli occhi pieni di compassione interroga lo spettatore che la osserva, il festival diretto da Roberta Novielli dedica quest’anno particolare attenzione al tema dei diritti delle donne e alla parità di genere, guardando soprattutto la situazione delle donne in Afghanistan, in India e in Italia. Durante le giornate del festival sarà presente la regista afghana Alka Sadat per testimoniare attraverso il suo documentario Afghanistan night stories e l’esempio dell’Herat International Women’s Film Festival, nato nel 2013 per incoraggiare la lotta per i diritti civili, le difficoltà del popolo afghano e soprattutto delle donne.

Cecilia Cossio, curatrice del programma sul cinema indiano, presenta le opere di due registi diversi nello stile e nel genere ma entrambi legati al tema del patriarcato e dei diritti delle donne. La regista Shazia Iqbal racconta in Bebaak – Dying wind in her hair la storia di Fatima, studentessa di architettura che dovrà affrontare la fondazione mussulmana della sua comunità per proseguire gli studi; mentre in Khayali Pulao – Daydreaming il regista Tarun Dudeja racconta i sogni di Asha di poter entrare a far parte della squadra di pallamano della sua scuola.

Il Ca’Foscari Short Film Festival dedica uno spazio speciale al gruppo Mujeres nel cinema per raccontare la loro storia e il loro prezioso progetto. Nato su Facebook nel 2019 il gruppo crea una rete tra le professioniste del cinema, per dare voce a una narrazione diversa delle donne in Italia e costruire uno spazio dignitoso e corretto dove le donne possono lavorare libere da qualsiasi forma di discriminazione. Anche all’interno del Concorso Internazionale che raccoglie i migliori cortometraggi provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo, emergono con forza e dolcezza i desideri e le battaglie di protagoniste tenaci come la piccola Ellie che, nel corto Yard King del regista Vasco Alexandre, farà di tutto per salvare la madre e la sua vita dalle continue violenze domestiche.

Damian Kosowski in By the time i fall asleep mette in scena un tema doloroso e complicato come l’eutanasia attraverso il legame madre-figlia desiderio della madre che mette in profonda crisi la ragazza. Aida, protagonista dell’omonimo documentario di Hanane Abi Khalil, è un inno alla vita e all’amore. Attraverso flasback lo spettatore rivive i momenti felici della donna, spazzati via dalla guerra civile libanese e da una grande perdita. Dopo il lungo periodo della pandemia e l’esplosione al porto di Beirut, la donna decide di abbandonare il dolore portato per tanti anni e di dare una svolta alla propria vita sposandosi improvvisamente.

La piccola Keti cerca invece di salvare la sorella da un matrimonio imposto, nel corto Malechka – Little one della regista macedone Ana Andonova, mentre Madu e la sua piccola aiutante partono alla ricerca di una donna scomparsa nel corto The solace of ruinns di Gabriela Lourenzato. La regista attraverso elementi magici e ancestrali tipici del cinema brasiliano, racconta i movimenti contro le ingiustizie civili e la ricerca di una vita migliore.

Il festival anche quest’anno, sarà ricco d’incontri e ospiti speciali come il truccatore candidato all’Oscar Vittorio Sodano e il regista giapponese Tsukamoto Shin’ya che tornerà, a distanza di dieci anni, all’Ateneo con una masterclass sulla sua straordinaria carriera.