Cacciati da un centro immigrati, in una maxi operazione di controllo programmata dalla Prefettura ed eseguita dalle forze dell’ordine, e poi abbandonati. Adesso vivono per strada. Il blitz, nei giorni scorsi, è avvenuto in uno dei due centri d’accoglienza – l’Hotel Costa Lecceta, un tempo saltuariamente funzionante – di Torino di Sangro (Chieti), sul litorale dei Trabocchi, e cinque nordafricani sono stati buttati fuori dalla struttura.

L’ex albergo, su disposizione della Prefettura di Chieti, nello scorso week end, è stato circondato da polizia, carabinieri e vigili urbani, con zona interdetta e transito vietato anche a pedoni, residenti e bagnanti. Azione plateale finalizzata liberarsi di un gruppetto di ospiti, giovani del Senegal e del Gambia, magari esuberanti ma assolutamente innocui e pacifici. Pochi vestiti e ciabatte da mare: espulsi dall’albergo “non aver rispettato le regole” della convivenza. Quali? “Al momento non è dato saperlo – dice il sindaco di Torino di Sangro, Silvana Priori -. Abbiamo chiesto la documentazione ufficiale alle autorità competenti ma non abbiamo ricevuto risposta”. Si vocifera di registri di presenza non sempre firmati e di orari talvolta non rispettati. I giovani, che hanno dai 19 ai 34 anni, sono stati portati nella vicina Lanciano (Ch), condotti in commissariato per prendere le impronte digitali e poi dimenticati… Senza documenti, senza permesso di soggiorno, che era scaduto ed in attesa di rinnovo. Dopo, nessuno si è più preoccupato/occupato di essi.

Delle loro condizioni. La Caritas diocesana fornisce i pasti. Ma non hanno un posto dove stare, né dove dormire. E, infatti, bivaccano tra giardini e parchi pubblici, dove, prostrati, con le loro buste di carta con dentro indumenti e succhi di frutta, cercano riparo. O fanno treccine per intascare qualche centesimo. E di notte riposano sull’erba, dove capita. Situazione drammatica. Così lo Stato li ha ridotti. Così si occupa dei migranti. “Ad alcuni di essi – spiega l’avvocato Alessandro Marrone, di Fossacesia, che li sta seguendo insieme al collega Ernesto Graziani – è stata negata la protezione internazionale, ma hanno presentato ricorso al Tribunale.

Ricorso che di fatto annulla il pronunciamento della Commissione territoriale. Qualcun altro non è neppure ancora stato sentito dalla Commissione competente. Per quanto riguarda l’allontanamento dal centro e la revoca dell’ospitalità – evidenzia – tramite Pec abbiamo chiesto l’accesso agli atti, per comprendere le ragioni, non chiare, alla base del provvedimento”.

Ma, al momento, non c’è stata risposta. “Appena disporremo delle carte, inoltreremo ricorso al Tar”. Nel frattempo, riportati alla condizione di clandestini e senzatetto, i profughi bivaccano. Le loro facce nere scordate tra alberi e panchine. “Non ho fatto nulla – racconta Thierno Salif Diao, senegalese – e non volevo uscire da quell’albergo. Invece sono venuti e… ‘Prendete la roba e via…’. Ci hanno detto che possiamo girare per l’Italia, raggiungere i parenti. Noi siamo poveri e non abbiamo nessuno… E non sappiamo dove andare…”. “Un eventuale futuro rimpatrio – riprende il loro legale – sarebbe tra l’altro devastante, perché nei Paesi d’origine rischierebbero la prigione”. “Un episodio increscioso – riprende il sindaco Priori – che ha creato, in maniera infondata, anche allarme sociale. In un luogo dove ci siamo sempre sforzati di pacificare gli animi, di promuovere diritti e di assicurare integrazione e civile convivenza”.