Una giornata di caccia all’uomo, mentre in Francia 88mila agenti di polizia sono stati dispiegati sul terreno. I due fratelli Kouachi, Saïd e Chérif, per il ministro degli interni Bernard Cazeneuve ormai “formalmente riconosciuti” come responsabili del massacro alla redazione di Charlie Hebdo, che ha fatto 12 morti (e vari feriti, di cui 4 gravissimi), sono stati individuati in Piccardia.

Gli agenti dell’antiterrorismo stavano ancora ieri sera controllando casa per casa, in una zona rurale tra i dipartimenti dell’Aisne e dell’Oise, a nord di Parigi e a sud di Soisson, nei dintorni di Crépy-en-Valois. I due fratelli sono stati individuati in mattinata presso un distributore di benzina, in fuga e armati. Hanno abbandonato l’auto, dove la polizia ha trovato delle bandiere jihadiste e delle Molotov. Nella notte tra mercoledì e giovedì, si è presentato alla polizia un ragazzo di 18 anni, parente di uno dei due fratelli sospettati, perché il suo nome circolava sulle reti sociali: non sembra implicato, non dovrebbe essere lui il “terzo uomo”.

La polizia per ora ritiene di essere di fronte a una “cellula familiare”. Saïd, il fratello maggiore, avrebbe perso la carta d’identità nell’agitazione dopo il massacro a Charlie Hebdo, caduta nell’auto poi abbandonata. Il minore, Chérif, era schedato dall’antiterrorismo. Era stato condannato al carcere nel 2008 a tre anni (18 mesi con la condizionale), per aver fatto parte della cellula delle Buttes-Chaumont, che tra il 2004 e il 2006 organizzava partenze di volontari per combattere in Iraq nelle file di Al Qaeda.

Chérif, un fattorino che consegnava pizze a domicilio, aveva iniziato con piccoli furti e traffico di stupefacenti. Il soggiorno in carcere ha cambiato il livello di delinquenza. Qui si è radicalizzato, si è legato a personaggi connessi con la guerra in Siria e implicati in assassinii politici in Tunisia, in particolare di due oppositori di sinistra, Chokri Belaïd e Mohamed Brahmi.

Il gruppo delle Buttes-Chaumont, che all’origine sembrava dilettantesco, poco per volta si è connesso con una rete internazionale molto organizzata e violenta, stabilendo legami con un personaggio importante dell’Isis in Siria, Salim Benghalem, e con uno jihadista in Tunisia, Al-Hakim.

La “cellula familiare” degli assassini di Charlie Hebdo si è così trasformata nell’anello di una catena molto più potente, grazie al soggiorno in prigione di Chérif. Ieri sera, nove persone legate ai due fratelli Kouachi erano in stato di fermo. Gli inquirenti si chiedono se Chérif non sia riuscito, nel recente passato, ad essere andato in Siria a combattere, sfuggendo ai controlli. Era persino stato intervistato in una trasmissione tv su France3.

La tensione è cresciuta ieri mattina, quando c’è stato un agguato contro due agenti di polizia a Parigi. Una poliziotta municipale è deceduta a Montrouge, a sud della capitale, a causa di uno sparo alla schiena.

L’autore dell’agguato non è stato arrestato. Il ministro degli interni, Bernard Cazeneuve, ha escluso legami con il massacro di Charlie Hebdo, “per il momento”.

La giornata di ieri è stata caratterizzata da altri fatti di violenza. In ore di grande tensione, alcune moschee sono state oggetto di attacchi: spari e piccole esplosioni nel dipartimento del Rhône, nell’Aude e a Le Mans.

Il clima teso ha spinto lo scrittore Michel Houellebecq, che mercoledì ha presentato in libreria il suo ultimo romanzo Soumission (che descrive l’elezione in Francia di un presidente musulmano nel 2022) a lasciare Parigi per una destinazione sconosciuta e a sospendere gli incontri di promozione del libro.