Certo che quando la crisi morde non guarda in faccia proprio nessuno. Neanche il presidente della Repubblica che ieri ha reso noto di aver cancellato il tradizionale ricevimento che tutti gli anni viene organizzato dal Quirinale in occasione della festa della Repubblica. «Per ragioni di sobrietà» spiega una nota del Colle, aggiungendo che Giorgio Napolitano sarà presente comunque alla tradizionale sfilata militare del 2 giugno. Che, ovviamente, non si tocca.

Per quanto apprezzabile in tempi in cui ogni centesimo risparmiato vale oro, l’operazione del Quirinale rischia però di essere più di facciata che di sostanza. Rispetto agli oltre due milioni di euro che l’anno scorso sono stati necessari per allestire la sfilata militare ai Fori imperiali (già in versione ridotta a causa della crisi e come segno di rispetto per le vittime del terremoto in Emilia), le spese per l’ambito ricevimento al quale ogni anno partecipano diplomatici e autorità rappresentano infatti ben poca cosa: per la precisione 199.470 euro, «comprese le spese per il servizio, gli allestimenti e le coperture».

A rivelarlo, rispondendo a una precisa richiesta del Codacons (che ieri ha apprezzato il gesto di Napolitano), è stato il 5 giugno del 2012 il segretario generale del Quirinale Donato Marra, spiegando che un ulteriore taglio di 6.000 euro è stato possibile grazie alla rinuncia del compenso dovuto da parte di alcune ditte a cui era stato affidato il catering. Per l’occasione agli ospiti vennero serviti crostini, canapés, panini, focaccine, formaggi prodotti da Libera nelle terre sequestrate alla mafia, cous-cous di verdure, frutta e bevande, con vini prodotti sempre nei terreni sequestrati ai boss.

«Per ragioni di sobrietà di massima attenzione al momento di grave difficoltà che larghe fasce di popolazione attraversano» stop al ricevimento dunque, comunica il Quirinale. Ma per le stesse ragioni non sarebbe stato meglio cancellare anche la parata militare, risparmiando così una cifra ben più sostanziosa? A chiederlo a Napolitano ieri sono stati 23 parlamentari di Sel in una mozione in cui si propone di abolire la parata e destinare le risorse che in questo modo si risparmierebbero alle misure contro la crisi e per il lavoro. «Apprezziamo il gesto del presidente Napolitano – dicono Claudio Fava e Giulio Marcon – ma proprio per questo ci sembra assurdo spendere milioni di euro per far sfilare carri armati e altri mezzi militari quando il Paese attraversa una crisi così grave e non ci sono risorse nemmeno per assicurare i servizi fondamentali ai cittadini».

L’11 aprile scorso su twitter Nichi Vendola ha lanciato la petizione online per chiedere l’abolizione della parata (www.change.org/2giugno). «L’Italia è spezzata sotto il peso della crisi – ha scritto il leader di Sel -: servono sobrietà e solidarietà, non armi». Concetto analogo lo esprimono anche il segretario del prco Paolo Ferrero e il presidente dell’associazione obiettori nonviolenti Massimo Paolicelli: «Sarebbe paradossale – dice quest’ultimo – che un’iniziativa civile come la festa al Quirinale venisse annullata per motivi di sobrietà e lo stesso non avvenisse per la parata militare». E un no alla parata arriva anche dal governatore leghista del veneto: «Il presidente della Repubblica faccia magari un intervento a reti unificate – suggerisce Luca Zaia – e si lasci perdere tutto il resto, le spese per parate militari autoreferenziali, i ricevimenti prefettura per prefettura. Con quelle risorse si istituiscano piuttosto borse di studio per ricercatori».