C’è una relazione stretta tra scrittura e ricamo: entrambi sono l’espressione di un pensiero attraverso l’azione della mano. Il ricamo, però, difficilmente è immediato come può esserlo talvolta la scrittura, piuttosto richiede lentezza, pazienza, ripetizione. Punto dopo punto: una reiterazione che suggerisce una deriva potenzialmente meditativa. Un tempo, per le donne di estrazione sociale popolare, il ricamo era anche fonte di guadagno ed emancipazione nel provvedere, oltretutto, al proprio corredo senza dover gravare sulle risorse famigliari. Era così anche nell’isola di Burano, tra le più remote della laguna veneziana dove dal 1871 la nobildonna Andriana Marcello Zon, dama di compagnia della regina Margherita di Savoia, sostenne l’importanza della rinascita del prezioso merletto di Burano, impiegato per la realizzazione di colletti, bordi, applicazioni varie per abbigliamento, arredi e corredi anche liturgici, apprezzato dalle corti e dall’aristocrazia di tutta Europa a partire dalla fine del XV secolo. Fu lei a fondare la Scuola di Merletti con la collaborazione di Vincenza Memo (detta Cencia Scarpariola), l’ultima merlettaia locale custode di quest’antichissima tradizione. Al grande successo dell’iniziativa – nel 1887 un’intera esposizione di manufatti, con un nucleo cospicuo di merletti ad ago provenienti dalla Scuola/Manifattura di Burano, fu organizzata al Museo Artistico Industriale di Roma, un museo che non esiste più – segue, però, nell’arco di un secolo il suo progressivo declino, causato in parte dalla diffusione di merletti industriali e per il cambiamento della moda. Nel 1972 la scuola viene chiusa ma nello stesso palazzetto del podestà di Torcello, grazie alla volontà della Fondazione Andriana Marcello e del deputato del Regno d’Italia Paolo Fambri, esiste oggi il Museo del Merletto di Burano-Fondazione Musei Civici di Venezia.

Insieme ad altre associazioni italiane che si operano per la valorizzazione dei diversi merletti ad ago e fuselli – da Mirabella Imbaccari nella città metropolitana di Catania a Sansepolcro, da Camogli e Chiavari a Latronico, da Gorizia a Isernia – anche la Fondazione Andriana Marcello è portavoce della candidatura per il riconoscimento del «Saper fare il merletto italiano» quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco. Nell’ambito della valorizzazione e rinascita dell’arte del ricamo nel 2017 è stata istituita anche l’Associazione delle Merlettaie del Museo del Merletto di Burano che conta una giovanissima adepta (Melissa è nata nel 2012), vincitrice di premi anche in occasione della X edizione di «Un Merletto per Venezia», il concorso nazionale di merletto ad ago e di merletto a fuselli che quest’anno era dedicato al tema della favola. Tra le varie attività, il riconoscimento letterario Premio Doretta Davanzo Poli, storica e saggista di arte tessile, assegnato al miglior saggio dedicato al merletto.

A quest’importante eredità sono dedicati, poi, gli incontri organizzati a Palazzo Mocenigo a Venezia, corollario della IV edizione della Biennale del Merletto al Museo del Merletto di Burano, incentrata sulla mostra «Fragile Stories» (fino all’8 gennaio 2025) con i lavori delle artiste britanniche Mandy Bonnell (1957) e Déirdre Kelly (1962) in dialogo con la collezione di «imparaticci» (pezzi di tela usati come annotazione dei punti a ricamo o specie di campionari per mostrare l’abilità dell’autore) e disegni per merletti conservati a Burano e nell’archivio del Museo di Palazzo Mocenigo. Imparaticci è anche il titolo dell’opera di Mandy Bonnell documentata nel cortometraggio del 2022. «Mentre giri le pagine di Imparaticci, percepisci che le cose potrebbero andare in entrambi i modi: ridursi al nulla o esplodere in un universo», dice la voce narrante nell’accompagnare le immagini che scorrono. Un lavoro di matrice concettuale in cui la memoria dell’atto creativo è sempre in bilico tra affioramenti e scomparse. Ancora vuoti e pieni per Déirdre Kelly che adotta la tecnica del «papercutting» (carta ritagliata) come mezzo per creare una cartografia di paesaggi intagliati a mano. «Leggo i disegni dei merletti come mappe geografiche», afferma Kelly.

Nata a Londra da una famiglia di origine irlandese, l’artista vive attualmente a Venezia. Tra i suoi lavori esposti alla Biennale del Merletto ce ne sono alcuni realizzati nel 2023 in occasione della mostra Tracery. Venice and the Lakes Interlaced, ospitata a Brantwood nella casa-museo di John Ruskin nel Lake District in Inghilterra. L’autore de Le pietre di Venezia ha dato il nome anche ad un merletto – il «Ruskin Lace» – che combina intaglio, vari punti tra cui il punto a giorno e il punto asola e il merletto ad ago. Memore delle trine veneziane al pari delle architetture gotiche traforate, Ruskin intorno al 1883 creò nella contea della Cumbria, nel nord-ovest dell’Inghilterra, in un periodo di grande crisi economica, un’attività che fosse in grado di supportare l’artigianato locale attraverso la filatura e tessitura del lino che veniva successivamente ricamato. La principale caratteristica del «Ruskin Lace» è proprio quella di ricami che non sono applicati sul lino ma ricamati direttamente sul tessuto.