Promossa. La legge di stabilità made in Renzi&Padoan ha passato il vaglio della Commissione Ue, e ha ottenuto l’ok insieme a un altro grande paese piuttosto inguaiato sul piano dei conti, la Francia. Il sì di Bruxelles, firmato dal «super falco» Jyrki Katainen e da Manuel Barroso, non è però l’ultimo passaggio per la manovra, perché entro il 30 novembre il nuovo esecutivo Ue (si insedierà questo sabato) tornerà a esaminarla, suggerendo le proprie raccomandazioni.

Nessuna «grave deviazione» dalle regole del Patto di stabilità nella legge di stabilità italiana e francese, ha fatto sapere nel suo giudizio la Commissione. Bruxelles si riserva un esame più approfondito, quindi, il mese prossimo, quando valuterà anche eventuali «mancanze o rischi».

Gli uffici della direzione Affari economici dell’esecutivo europeo, ha spiegato Katainen, «lavoreranno per completare la loro valutazione dettagliata dei documenti programmatici di bilancio e la nuova Commissione adotterà le sue opinioni sulle bozze nel mese di novembre. Eventuali carenze o rischi saranno chiaramente evidenziati in quella fase» del processo di valutazione. Il commissario Ue agli Affari economici ha ricordato inoltre che «eventuali ulteriori provvedimenti nell’ambito del Patto di stabilità e crescita saranno valutati in una fase successiva, tenendo conto della previsioni economiche di autunno della Commissione e dei pareri sulle bozze di bilancio».

Katainen ha sottolineato che nelle ultime due settimane la Commissione «ha avuto consultazioni con alcuni stati membri per richiedere ulteriori informazioni o per evidenziare alcune preoccupazioni iniziali relative alle bozze di bilancio presentate». «Accolgo positivamente il fatto che questi Stati membri hanno risposto in modo costruttivo alle nostre preoccupazioni», ha concluso.

La promozione è arrivata anche per gli altri paesi a rischio: Malta, Slovenia e Austria. La riunione chiave della settimana scorsa con i governi italiano e francese ha certamente contribuito a far promuovere le leggi dei due stati più grossi. Katainen aveva chiesto a Francois Hollande e a Matteo Renzi correzioni del deficit più alte rispetto a quelle indicate nella prima versione delle due manovre.

Roma, di conseguenza, ha deciso di far rientrare il deficit dello 0,3% e non più dello 0,1% (ma non dello 0,5% richiesto da Bruxelles). Dovranno essere messi cioè sul piatto ulteriori 4,5 miliardi di euro (per la Francia 3,6 miliardi), e infatti ieri sera il consiglio dei ministri si è riunito per aggiornare il Def.

Proprio in forza di queste modifiche, la capigruppo di Palazzo Madama ha deciso che domani mattina la legge ritornerà in Aula, perché possa essere votata di nuovo. Secondo il governo basterebbe la maggioranza semplice, mentre le opposizioni (M5S, Fi e Sel) chiedono quella assoluta, visto che sono cambiate le cifre nei bilanci. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, deciderà le modalità di votazione da adottare.

Intanto oggi il governo incontrerà a Palazzo Chigi i sindaci dell’Anci, che protestano per i troppi tagli. Le risorse decurtate sono pari a 1,2 miliardi di euro, a cui dovrebbero sommarsi 300 milioni di riduzione di spese approvate quest’anno e nel 2013.

I sindaci, ha spiegato il presidente Anci Piero Fassino, «non intendono ridurre i servizi ai cittadini o essere costretti a far salire l’asticella del prelievo fiscale per sopperire a minori risorse». Tra il 2007 e il 2014, ha aggiunto, lo Stato ha già ridotto risorse ai sindaci per 16 miliardi, di cui otto derivanti dal Patto di stabilità.

Ancora, a impensierire i primi cittadini è non solo il cumulo di oneri che si verrà a creare per la cessazione delle Province, insieme all’entrata in funzione del fondo di spesa per i crediti poco esigibili, ma è anche e soprattutto il timore che i tagli da 4 miliardi chiesti alle Regioni possano tradursi, con un effetto domino, sui Municipi.

Elementi, ha sottolineato il presidente Anci, «che possono vanificare l’allentamento» da 1 miliardo «del patto di stabilità, con il rischio di saldo zero per i Comuni». Ieri Fassino in una lettera inviata al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha chiesto lumi su «diversi provvedimenti di assegnazione di risorse ai Comuni che non risultano ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale». Tra questi la definitiva assegnazione del Fondo di solidarietà 2014, il conguaglio Imu 2013 (348,5 milioni) e i 625 milioni per le compensazioni Imu/Tasi.