Le sanzioni dell’Unione europea contro la Russia rimangono in vigore fino alla completa realizzazione degli accordi di Minsk, come deciso a Bruxelles giovedì sera. Secondo l’agenzia russa Tass, alcuni leader europei avrebbero definito «controproduttiva» l’automatica prosecuzione del blocco contro Mosca e la stessa Merkel non ne avrebbe escluso l’eliminazione a condizione del rispetto dell’integrità territoriale ucraina. La Bbc scrive che, alla vigilia della riunione di Bruxelles, si erano manifestati seri contrasti: si erano dichiarati contro le sanzioni Austria, Grecia, Spagna, Slovacchia e Ungheria; Polonia, Gran Bretagna, Paesi scandinavi e baltici avrebbero invece voluto un inasprimento.

Il compromesso stabilisce che la decisione formale sarà presa in giugno.

Donbass, Kiev rimanda
Dunque, gli accordi di Minsk e il loro rispetto decidono dei rapporti tra Europa e Russia, per quel tanto che Bruxelles può manifestare una proprio autonomo approccio estero. Il 17 marzo, portando in discussione alla Rada (gli accordi di Minsk prevedevano che la risoluzione fosse già stata adottata entro il 14 marzo) la legge sullo status delle regioni di Donetsk e Lugansk, Kiev ha deciso che la questione si affronterà dopo elezioni da tenersi nel 2016 senza la partecipazione delle attuali leadership regionali, al contrario degli accordi di Minsk.
Scambio totale dei prigionieri, stabilito a Minsk: circa 1.300 miliziani sono tuttora trattenuti da Kiev, contro 18 governativi in mano alle milizie. Accordi di Minsk sui «mercenari stranieri»: Kiev dà mostra di ingegno, con le modifiche che la Rada apporta alle norme sul servizio militare, per “invitare stranieri e apolidi” a far parte delle forze armate ucraine.

…e bombarda
Accordi di Minsk sul cessate il fuoco: mentre concentra truppe nelle direttrici centrale e meridionale della regione di Donetsk, segno di probabili nuove offensive, Kiev anche ieri ha colpito almeno 33 volte centri abitati e a Shirokino tre miliziani sono rimasti uccisi e sei feriti.
Di fronte a tale «rispetto» degli accordi di Minsk, non stupisce che a Mosca il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov dichiari che la questione della prosecuzione o meno delle contromisure russe alle sanzioni Ue verrà decisa sulla base degli interessi nazionali.

Dunque, se a Londra il premier Cameron resuscita una variante del thatcheriano Fondo per la difesa dell’Europa dalla «minaccia di dominio russo», nella capitale kazakha Astana, dove si sono riuniti ieri nel quadro dell’Unione euroasiatica, i presidenti kazakho e bielorusso, Nazarbaev e Lukashenko, si sono detti d’accordo con Putin sull’augurio che «Kiev realizzerà pienamente gli accordi di Minsk» e sul fatto che «sia maturo il tempo di un’unione valutaria» tra i tre paesi, per reagire «a minacce economiche e finanziarie esterne».

Accordo Russia-Ossetia
I colloqui di Astana seguono di due giorni l’accordo sulla frontiera tra Russia e Ossetia del sud e a proposito del quale il Ministro degli esteri russo Serghej Lavrov ha detto che i rapporti tra le due parti «si sviluppano sulla base di quei principi stabiliti nell’agosto del 2008, allorché la Russia riconobbe la Repubblica dell’Ossetia meridionale quale stato sovrano indipendente», a conclusione del conflitto scatenato dalla Georgia dell’ex presidente Mikhail Saakashvili.
L’accordo, ha detto il Ministro degli esteri ossetino David Sanakoev «mette fine alle dicerie sulle intenzioni di Mosca di annettere il territorio dell’Ossetia del sud».