Nell’installazione video Mapping the Studio, Bruce Nauman lasciava durante la notte una telecamera accesa nel suo atelier, registrando con i raggi infrarossi le apparizioni furtive che attraversavano il buio. Il ronzio di una mosca, il volo della falena o la traiettoria della corsa di un topo trasformavano quello spazio vuoto in un luogo vivente. D’altronde, per questo artista-demiurgo lo studio è un territorio fertile abitato da una moltitudine di soggetti, che vanno dalle presenze fisiche a quelle astratte delle idee, vissute in senso platonico. È qui che l’arte si attiva, d’improvviso, «come prendere un colpo in faccia con la mazza...