Se il glam rock libera, con la sua ironica ambiguità sessuale, l’immaginario dei giovani nei ’70, è la disco a rappresentare anche in senso lato la lotta per l’emancipazione gay nella cultura popolare. Certo, è difficile associare l’edonismo dello Studio 54 con qualsiasi forma di istanza politico-sociale; eppure il genere ha origine anche in luoghi come il Loft di David Mancuso, un dj che organizza feste a inviti cercando di ottenere un’atmosfera generale rilassata ed empatica tramite musica e luci. Un retaggio del comunitarismo psichedelico dei ’60, coevo dell’atmosfera idealistica che ispira i clienti a reagire con violenza, nel giugno ’69, dinanzi all’ennesima retata vessatoria della polizia nel bar gay Stonewall Inn, nel Greenwich Village, battezzando il nascente movimento di liberazione LGBT.

LA MUSICA disco è un’evoluzione del funky, del soul e della psichedelia nel migrare verso sonorità sempre più kitsch e raffinate. Ma la base rimane sempre un implacabile tempo in 4/4. Nei tetri anni ’70, quando gli ideali del decennio precedente vanno spegnendosi, gay, neri e latini trovano nella discoteca un’occasione di evadere, ma anche un senso di comunità che va a riempire un vuoto. Nella seconda metà dei ’70 la disco diventa un fenomeno di massa, per poi cadere in disgrazia. Proprio durante questo periodo oscuro, reso in breve tempo apocalittico dal flagello dell’Aids, ha il sopravvento nei gay club la Hi-NRG, un genere molto duro e incalzante che preferisce i battiti elettronici dell’eurodisco al groove funky soul di quella tradizionale. È tuttavia in Gran Bretagna che la musica gay segretamente rinasce. Il milieu intorno al Blitz di Steve Strange a Londra, punto di irradiazione del nuovo pop inglese, è gay e bisex in senso proprio e lato.

UN RECUPERO dell’Hi-NRG è compiuto da gruppi gay o semitali (per quanto celati dietro un’ambiguità di facciata) come Frankie Goes To Hollywood, Dead Or Alive, ma anche Soft Cell, i diretti eredi dei quali sono i Bronski Beat, che scelgono come produttore proprio il loro, Mike Thorne. I Bronski non hanno radici nell’estetica dei club, ma nella controcultura militante gay. Il loro approccio alla questione gay è finalmente diretto, senza ambiguità. Il loro disco d’esordio, The Age Of Consent (’84) è ricordato per i singoli Smalltown Boy, struggente ballata elettronica sull’emarginazione di un ragazzo gay di provincia, e la dirompente e polemica Why?, che rielabora magistralmente l’Hi-NRG. I suoni elettronici sono stratosferici e la voce in falsetto del cantante Jimmy Somerville appare come una suggestiva evoluzione di quella di Sylvester. Tuttavia si dimentica spesso, rispetto ai 7″, i pregi dell’lp nella sua interezza, in particolare il lirismo intenso e disperato di tracce minimali che trattano l’oscurità e la disperazione dell’amore gay in tempi ben più repressivi di quelli odierni; ma anche l’incredibile pregnanza di brani che vertono su istanze politiche (No More War) o tentano un occasionale divertissement (Heatwave). Senza contare la perfetta cover del singolo di Donna Summer I Feel Love in un medley con quella di Johnny Remember Me, hit prodotta nel ’61 dal produttore omosessuale maudit Joe Meek.

UN ALBUM sottilmente intriso di inflessioni blues, jazz e wave, che musicalmente va ben oltre il manifesto gay (e la revanche gay disco) che ha rappresentato per il grande pubblico, e che ora la London ripropone in un vinile a edizione limitata e in un doppio cd contenente remix, BBC session, demo, tra cui brani mai pubblicati in precedenza in nessuna forma.