Yemen, dai Saud schiaffo all’Onu: raid su Hodeidah

Non sono serviti a nulla gli appelli di decine di organizzazioni umanitarie e i tentativi di negoziato dell’Onu: ieri mattina Arabia saudita ed Emirati arabi hanno lanciato l’offensiva sulla città portuale yemenita di Hodeidah. Le forze di terra del presidente yemenita Hadi sono coperte dai raid dei jet (almeno 30 solo ieri) e dai colpi di artiglieria delle navi militari. A guidarle Tareq Saleh, nipote dell’ex dittatore che dopo un’alleanza di comodo con il movimento Houthi è stato da loro ucciso a dicembre.

Ribattezzata «Vittoria d’oro», la più ampia operazione contro gli Houthi dall’inizio della guerra, tre anni fa, avrà effetti disastrosi sul mezzo milione di civili che vivono a Hodeidah (il 70% dei quali malnutrito) e sul resto del paese: è da questo porto che passano i due terzi degli aiuti umanitari totali. Per Riyadh un’offensiva fondamentale a cambiare il corso del conflitto; per i civili l’ennesimo disastro: chi ha potuto è già scappato (sono già 100mila gli sfollati da Hodeidah nelle ultime settimane), chi non può si nasconde nelle cantine.

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Argentina divisa: in parlamento voto sull’aborto

È iniziato ieri il dibattito parlamentare in Argentina sulla depenalizzazione dell’aborto. Deputati divisi come la piazza: fuori dal parlamento stazionano sia gli oppositori che i sostenitori della legalizzazione, guidati da Ni una menos che chiede che la pratica diventi legale e gratuita.

La legge in merito risale al 1921: vieta l’aborto in tutti i casi eccetto per stupro e rischi di vita per la madre e prevede pene da uno a quattro anni per chi vi ricorre. Difficile dire come finirà: con il presidente Macri contrario (ha detto però che nel caso di voto a favore non porrà il veto), secondo El Pais dei 257 deputati 120 voteranno contro la depenalizzazione, 119 a favore e due si asterranno. Ne restano 16, ago della bilancia.

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Cinque anni alla legale iraniana delle donne

Ieri Nasrin Sotoudeh, nota attivista iraniana, avvocata per i diritti umani e premio Sakharov per la libertà di pensiero della Ue, è stata arrestata e condotta nella prigione di Evin a Teheran. Sconosciute le accuse, ma secondo quanto è riuscita a dire al marito al telefono le autorità carcerarie le hanno parlato di una condanna a cinque anni di prigione, comminati durante un processo in contumacia.

Nessun dettaglio sui reati di cui è accusata. Da anni Sotoudeh difende in tribunale donne che hanno protestato contro l’obbligo del velo. L’attivista ha già trascorso tre anni di carcere, tra il 2010 e il 2013, accusata di«propaganda» e «azioni contrarie alla sicurezza nazionale».