Raid israeliano su Damasco, 5 morti

Nella notte tra venerdì e sabato l’aviazione israeliana è tornata a colpire nella zona dell’aeroporto internazionale di Damasco. Il ministero della Difesa siriano, citato dall’agenzia Sana, parla di 5 militari uccisi e ingenti danni materiali, malgrado la difesa aerea siriana abbia «respinto l’aggressione – sostiene il comunicato – e abbattuto la maggior parte dei missili» lanciati dagli aerei israeliani. A differenza di quanto accadde in giugno, in occasione di un analogo raid che rese inutilizzabile lo scalo aereo della capitale siriana per due settimane, i voli programmati ieri non hanno subito modifiche. Obiettivo degli attacchi, lo ribadisce anche il “Jerusalem Post”, le linee lungo cui l’Iran farebbe arrivare armi alle forze libanesi di Hezbollah, che combattono in Siria al fianco del presidente Bashar al Assad. Il mese scorso anche l’aeroporto di Aleppo è stato colpito due volte nell’arco di una settimana.

Seconda vittoria per il team di Trump

Il dipartimento di giustizia Usa prova ancora a farsi ridare i documenti classificati sequestrati nella residenza di Trump a Mar-a-Lago. Venerdì ha inoltrato una richiesta alla Corte d’appello dell’11esimo distretto, ad Atlanta, perché non vengano consegnati allo special master incaricato di esaminare il «maltolto» i 100 file contrassegnati come classificati, affinché l’Fbi possa continuare la sua indagine sulla possibile violazione da parte di Trump dell’Espionage Act. Negare ai federali l’acceso ai documenti, ha scritto il dipartimento, «interferisce indebitamente» con l’indagine e arreca un danno alla sicurezza nazionale. La richiesta alla Corte d’appello arriva dopo che giovedì il team legale dell’ex presidente aveva registrato la sua seconda vittoria nella vicenda: la giudice Aileen Cannon aveva preso le sue parti e confermato la decisione di far analizzare a uno special master – è stato nominato un giudice in pensione esperto in materia di sicurezza nazionale – tutti i documenti sequestrati per assicurarsi che l’indagine su di essi non violi il privilegio esecutivo.

Armi nucleari, Biden a Putin: «Non farlo»

«Don’t. Don’t. Don’t». Non farlo: questa è stata la risposta del presidente Usa Joe Biden al giornalista di Cbs News che gli ha chiesto cosa direbbe a Putin se il presidente russo considerasse di usare armi nucleari tattiche o chimiche nella guerra in Ucraina. «Cambierebbe la guerra – ha aggiunto Biden – come nient’altro ha fatto dalla seconda guerra mondiale a oggi». Incalzato dall’intervistatore su quale sarebbe eventualmente la risposta statunitense, Biden ha rifiutato di rispondere: «Pensi che te lo direi se lo sapessi con precisione?». Ma ha aggiunto che la risposta sarebbe «consequenziale». «Diventerebbero dei paria ancor più di quanto già non lo siano. E l’entità delle loro azioni determinerebbe la natura della risposta».