Protesta a Rabat per la giornalista accusata di aborto
Decine di manifestanti hanno protestato ieri fuori dal tribunale di Rabat in cui si stava svolgendo l’udienza di Hajar Raissouni, giornalista arrestata il 31 agosto scorso con l’accusa di aborto e sesso prima del matrimonio, entrambi reato in Marocco. Dal carcere Raissouni, nota per aver seguito le proteste nel Rif berbero, parla di punizione politica. Con lei, accusati del reato di aborto, il fidanzato e il medico che, secondo la procura, avrebbe effettuato l’interruzione di gravidanza. E se il test a cui è stata sottoposta con la forza la scagiona, la protesta di questi giorni si concentra più in generale sugli abusi sulle donne e la violazione della libertà di stampa.

Preside pakistano hindu arrestato «per proteggerlo»
Il preside di una scuola privata nella città di Ghotki, Pakistan meridionale, è stato posto in «custodia protettiva» dopo che uno studente lo ha accusato di blasfemia. Notan Lal, hindu, è stato arrestato domenica per evitare, dice la polizia, aggressioni da parte di gruppi dell’estrema destra islamica, che hanno già attaccato la scuola, un tempio hindu e alcuni negozi. Per il reato di blasfemia in Pakistan è prevista la pena di morte. A oggi sono almeno 40 le persone che scontano l’ergastolo o attendono l’esecuzione capitale, secondo la United States Commission for International Religious Freedom.

General Motors, 50mila operai in sciopero negli Usa
Non succedeva dal 2007: 50mila lavoratori della General Motors sono entrati in sciopero ieri dopo il fallimento del negoziato su salari, assicurazione sanitaria e redistribuzione dei profitti. A indire la protesta è il sindacato Uaw, United Auto Workers union: «È la nostra ultima opzione», ha detto da Detroit Terry Dittes, vice presidente di Uaw, che oltre alle condizioni di lavoro si sta battendo anche per impedire la chiusura degli stabilimenti in Ohio e Michigan. Il negoziato con la casa automobilistica si era arenato sabato sera: sul tavolo il rinnovo del contratto di quattro anni scaduto due giorni fa.

Un’altra letterina: Kim invita Trump  a Pyongyang
Il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha invitato il presidente Usa, Donald Trump a recarsi a Pyongyang. Lo ha riferito oggi il quotidiano sudcoreano Joongang Ilbo, citando fonti diplomatiche di Seul. L’invito sarebbe contenuto in una lettera inviata da Kim al presidente Trump il mese scorso, prima dei test di missili a corto raggio effettuati dalla Corea del Nord il 10 settembre.